venerdì 19 dicembre 2008

Un Commento assai gradito

Carissimo Mass,
ci sentiremo sicuramente telefonicamente, intanto che sono qui Ti auguro Buon Natale ed un felice Nuovo Anno.
Volevo postare sul tuo blog il seguente commento al tuo curriculum, ma non sono riuscito a capire come inviare il messaggio. Ti saluto con affetto,
Tuo Enrico

I think that you are really a lucky man. Two wonderful children, a job that makes you happy and a beautiful and intelligent Fiancé are not things that one can easily find.

You forgot to say in your profile for 'much modesty' to be an excellent Latinist, too.

I am sorry for my English but proud to be your friend.

Bye, bye

Enrico

martedì 16 dicembre 2008

La Scarpa: nuovo Attore sulla scena internazionale

Nella scena in cui Muntazer al-Zaidi, giornalista iracheno, scaglia le sue scarpe contro il Presidente George W. Bush, colpiscono la perfetta mira del tiratore nel lancio di ambedue le scarpe e la abile rapidità del “Bersaglio” nello schivare il pericolo. La sequenza, mirabilmente amplificata dalla CNN, diverrà forse un cult o più probabilmente rappresenterà un’icona di questa difficile epoca di conflitto e confusione.

Va, tuttavia, sottolineato che la scarpa aveva già da tempo varcato la soglia della scena internazionale. Memorabile Abebe Bikila che, il 10 settembre 1960, conquista l’oro della Maratona ai giochi olimpici di Roma tagliando il traguardo sotto l’Arco di Costantino a piedi nudi. In realtà, l’etiope era partito con le scarpe ai piedi, ma dopo una dozzina di chilometri le ha lanciate (anche lui !) all’auto dei giornalisti che seguiva la corsa.

Indimenticabile anche il Segretario del Partito Comunista Sovietico Nikita Krushef che, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 12 ottobre 1960, brandì con virulenza, ma secondo molti addirittura picchiò violentemente sul banco, il proprio mocassino di pelle marrone, nel pieno della discussione sulla “Dichiarazione sulla concessione dell’indipendenza ai paesi ed ai popoli coloniali” presentata dall’URSS ma che alcuni paesi volevano estendere ai popoli dell’Est Europeo, privati del libero esercizio dei loro diritti sociali e politici. Il gesto non fu apprezzato dall’allora Primo Ministro Britannico McMillan che gelidamente invitò il leader sovietico ad attendere la traduzione per comprendere ciò di cui si stava discutendo.

Non è dato sapere quando i creativi ed i pubblicitari utilizzeranno le immagini del “lancio di Bagdad” per la promozione di qualche nuovo prodotto. Certamente, però, la Scarpa è oramai entrata a pieno titolo sulla scena internazionale e rappresenta mirabilmente il nostro tempo.

lunedì 8 dicembre 2008

Nino Bixio: Emozioni esotiche e brandelli di verità.......

Restano poco conosciute ed avvolte in emozioni esotiche e brandelli di verità le vicende avventurose degli ultimi mesi della vita, e della morte in Oriente, di uno dei maggiori protagonisti del Risorgimento italiano.

Nino Bixio nacque a Genova il 2 ottobre 1821, ultimo di otto figli. Non sembra esser stato particolarmente amato da suo padre e dalla sua matrigna e, ancora adolescente, si avviò alla carriera marinara. Nelle Indie Orientali il giovane Bixio, stanco della stiva e dei comandi, decise di disertare, gettandosi in mare assieme a due amici italiani, tali Tini e Parodi. Gli indigeni li raccolsero e li vendettero come schiavi a commercianti malesi. Bixio fu riscattato e, a bordo di una nave americana, arrivò a New York.

Rientrato in Italia, fu uno dei protagonisti di maggior spicco del Risorgimento. Famoso il suo telegramma a Carlo Alberto (“Oltrepassi il Ticino, Sire, e saremo tutti con lei”), come pure la sua partecipazione alle battaglie della prima e della seconda guerra di indipendenza, nonché alle vicissitudini della Repubblica Romana, alla Spedizione dei Mille, alla presa di Roma. Nel febbraio 1870 fu fatto Senatore.

Ma ciò non appagava uno spirito ribelle, avido di passioni e avventure, e neppure sopiva la sua voglia di affari. In alcuni discorsi in Parlamento, il senatore Bixio caldeggiava la causa dell'espansione coloniale e della conquista di nuove rotte commerciali.

Maturò, quindi, un progetto ambizioso: navigare verso le Indie Orientali, forse con l'idea di stabilirvi una intrapresa commerciale o, chissà, magari solo per coronare il sogno della sua vita, la febbre del viaggio ed il ritorno a quei mari già solcati nell'adolescenza.

Fatto il contratto con il governatore olandese, Bixio mise insieme 1.200 mercenari, fra i quali fuoriusciti tedeschi, svizzeri e italiani. Il compenso era di 1.500 fiorini al giorno. Agli occhi degli olandesi, Bixio doveva apparire come un piccolo trafficante, che tuttavia poteva tornare utile in una guerra (per il dominio di Aceh, sull’isola di Sumatra) che sarebbe durata trent'anni e costata migliaia di morti. Preoccupava gli olandesi, invece, un altro italiano, il capitano Racchia, che, a bordo del "Principessa Clotilde", solcava i medesimi mari, verso il Borneo, con l’intento di stabilirvi degli “approdi” (e perfino una colonia penale) italiani. Le maggiori potenze europee, preoccupate dalla solida ed articolata presenza olandese nelle magiche isole delle spezie, sostenevano il sultano di Aceh la cui indipendenza garantiva una zona strategica, all'imbocco dello stretto di Malacca. Se così stavano le cose, Bixio, mettendosi al servizio degli olandesi, sarebbe andato contro strategie e interessi nazionali.

Nino Bixio arrivò nelle Indie Orientali nel 1873, a bordo del "Maddaloni", un mercantile di quattro alberi, a vela e a vapore, che aveva fatto personalmente costruire nei cantieri inglesi di Newcastle e che fu la prima nave del neonato Regno d’Italia a passare il Canale di Suez.

Il colera era già a bordo e si propalò in navigazione. I cadaveri venivano gettati in mare. Ad Aceh, "porta dell'Islam" da tempi remoti, il generale, osservando in lontananza la grande moschea bianca che domina la baia, scrisse: "Siamo con il colera, ma conto su di me per il tempo necessario. Prima non voglio morire". La mattina del 16 dicembre 1873 lasciò il comando ed ebbe un ultimo pensiero per la moglie e i quattro figli.

Emozioni esotiche e brandelli di verità hanno accompagnato la fine del generale Bixio. Gli fu trovata una sepoltura provvisoria a Pulau Beras, l’"Isola del riso", famosa per una miniera d'oro. Gli indigeni pensarono che oro e gioielli fossero nascosti in quella tomba, la "tomba dello straniero", separata dalle altre dei villaggi, secondo la tradizione musulmana. La riaprirono, non vi trovarono nulla e portarono il corpo da un'altra parte. Questo narrano rare cronache dell'epoca. Alcune conferme si trovano anche negli archivi di Aceh e di Giakarta. Emozioni esotiche e brandelli di verità.......


P.S. Nella primavera del '76 il capitano di fanteria Bardok sostenne di aver ritrovato pochi resti e la cassa, dopo lunghe ricerche che costarono la vita a numerosi soldati caduti in imboscate. I resti, presunti, furono traslati a Giakarta. A Singapore vennero cremati. In Italia, arrivarono le ceneri. Il "Maddaloni" fu venduto per ripagare armatori e costruttori. Alla vedova e ai figli non andò nulla. Soltanto il re Vittorio Emanuele favorì il pagamento di una modesta pensione. Per l'Olanda, probabilmente, il vice Eroe dei due Mondi era soltanto un soldato di ventura, morto prima di combattere. "Quando penso alla stoltezza che ho fatto di noleggiare la mia nave a questi indiavolati olandesi, batterei la mia testa contro il bastimento", scrisse nelle ultime ore di agonia.

domenica 7 dicembre 2008

Krisis – Wei ji

Crisi , certamente tra le parole più usate in queste settimane, viene dal greco krisis che significa separazione, scelta, giudizio. Trovo stupefacente e davvero interessante che la medesima parola, crisi, in cinese si dica wei ji, composta da due ideogrammi il primo dei quali, wei, significa pericolo mentre il secondo, ji, indica l’opportunità. Due culture così distanti sotto numerosi profili (a cominciare dal porre al centro l’individuo in Grecia e la società in Cina) attribuiscono il medesimo sottile significato alla ‘crisi’.

Ed infatti l’odierna ‘tempesta’ ci pone proprio di fronte ad un giudizio, ad una scelta proponendoci delle opportunità. Sono in molti a concordare sulla fine di un ciclo storico-economico che, iniziato con il crollo del comunismo e caratterizzato da un estremo, forse eccessivo, liberalismo, ci ha regalato elevati e diffusi livelli di benessere. Su di un piano più generale, abbiamo assistito all’affermarsi sulla scena economica e politica internazionale di nuovi attori: Cina, India ed in minor misura Brasile si sono affiancati a “vecchie” prime donne, quali i paesi occidentali, ed a meno recenti protagonisti, principalmente asiatici.

In un crescendo di effervescenza ed euforia sono quindi cresciute le domande di prodotti primari, innanzitutto alimentari ed energetici, e simboli di benessere (alta moda, lifestyle) in un contesto di crescita, o presunta tale, che sembrava inarrestabile e, comunque, capace di autocorreggere le proprie storture.

Poi il risveglio, non indolore, con questa crisi.

In poche settimane, il panorama sembra totalmente cambiato. Le cinque onnipotenti banche d’affari internazionali non esistono più. Primarie banche multinazionali che hanno perduto in pochi mesi fino ai quattro quinti della propria capitalizzazione, ed aziende industriali di prim’ordine “accettano” volentieri l’intervento degli Stati, il settore pubblico è nuovamente chiamato a sviluppare pratiche Keynesiane, tutti siamo impauriti di fronte alle conseguenze di difficile prevedibilità di questa crisi globale.

E, tuttavia, è proprio questo il momento delle scelte e delle opportunità, il vero significato della “crisi”. Il mondo che verrà fuori da questa fase sarà caratterizzato da Regioni fortemente integrate al proprio interno, ma forse piuttosto concorrenziali tra loro. Conosceremo probabilmente uno sviluppo meno impetuoso (ma non per questo meno importante ed equilibrato e sano) ma tutti noi saremo chiamati ad alcune ferme decisioni e perfino a nuovi modelli di comportamento e di stile di vita. Dovremo forse praticare, anche nel nostro piccolo quotidiano, comportamenti più virtuosi, per esempio in tema di consumi energetici (è proprio necessario avere ambienti climatizzati, caldi o freddi, in maniera talmente eccessiva da dover ricorrere ad abbigliamento supplemenatre oppure a frequenti “cambi d’aria”?) e forse ancor più nell'utilizzo migliore delle risorse alimentari (va bene l’attenzione alle deperibilità dei cibi ma è inaccettabile distruggere quotidianamente, nella sola Italia, 400 tonnellate di prodotti alimentari senza invece metter in campo semplici razionalizzazioni o sviluppi di alternative di facile praticabilità).

Ecco, quindi, che lo stesso “pericolo” insito in questa imponenete ‘crisi’ già schiude le “opportunità” che ci consentiranno di superare questa fase.

domenica 30 novembre 2008

DECLINO ?

Carlo Azelio Ciampi, quando era Presidente della Repubblica, parlava frequentemente della necessità di arrestare il declino che sembra caratterizzare l’intero nostro Paese, la nostra cultura, la nostra economia.

In realtà il degradare della nostra “civiltà” appare piuttosto generalizzato. Certamente gioca un ruolo rilevante la difficile situazione economica, strutturalmente in crisi, ben oltre la tempesta di questi mesi. Ma ancor più il declino sembra determinato dall’aridità culturale, sociale, di valori che diviene vieppiù caratteristica peculiare di questi nostri anni.

Sono molti gli argomenti tesi a spiegare le ragioni e le cause di tale declino: lo stato del sistema formativo, la crisi dei valori, le stesse trasmissioni televisive. A me piace mettere in luce la scarsa rappresentatività proposta a vari livelli, ben più mediocre ed insensibile rispetto alla vera società italiana. Porto due piccoli esempi che, peraltro, mi toccano molto da vicino.

Innanzitutto la diversa rappresentazione che si percepisce dal confronto dei siti dei nostri giornali o televisioni, in rapporto ai siti di giornali o di televisioni di altri paesi anche a noi simili e vicini. Le nostre prime notizie sono troppo spesso “locali”, di cronaca o di politica interna. I siti stranieri, invece, aprono di norma con argomenti di respiro “globale”. Inoltre, mi riesce di difficile comprensione la ragione per la quale i siti italiani non sono aggiornati durante la notte italiana (che dura 8 lunghe ore). E’ la prestesa che il mondo debba fermarsi con l’Italia, mentre in realtà quando a Roma si va a dormire a Los Angeles termina l’intervallo di pranzo e a Tokyo apre la borsa (dell’indomani).

Sono questi effetti di “provincialismo” al cloroformio che caratterizzano e determinano il ”declino”. E mi rifiuto di credere che i media (o la politica) siano lo specchio fedele della nostra società o, peggio, che abbiamo ciò (media, classe politica ed altro) che ci meritiamo. Penso più al contrario: sono costoro che non sono in grado di comprendere ed intercettare la società italiana, peraltro con la pretesa arrogante di ben rappresentare (e guidare) una realtà che loro sfugge sempre più.

Sono tante, invece, le intelligenze vivaci ed attente al meglio del nostro tempo che, in linea generale, dimostrano che l’Italia è migliore dei quadretti che ci vengono dipinti e proposti e che, in particolare, con coraggio ed impegno ottengono risultati lusinghieri e soddisfazioni importanti.

Sono sempre più numerosi e qualificati i giovani (non solo in termini anagrafici) che vivono pienamente le opportunità del nostro tempo e, per esempio, navigano regolarmente sui siti internazionali, anzichè inaridirsi sui dettagli morbosi dell’ultimo delitto, o addirittura scelgono di lavorare, operare, ricercare, studiare in ambienti e paesi differenti.

Sono convinto che essi rappresentano i semi di una nuova contaminazione che ci vedrà protagonisti importanti di un rinnovato umanesimo. Non si tratta, quindi, di declino, quanto piuttosto di rappresentazione distorta. Ci sono elementi per guardare al futuro in maniera meno negativa di quanto venga rappresentato.

sabato 22 novembre 2008

A CENA CON LA SIGNORA A.

L’occasione era davvero speciale, la Residenza che ci accoglieva straordinaria, gli Ospiti di prestigio. Appena giunto ho saluto con deferente calore, ricambiato, la Padrona di casa ed il suo importante Marito. Poi mi sono presentato a quanti non conoscevo e salutato alcuni amici. Mi sono, quindi, accomodato su di un accogliente divano, collocato accanto ad una poltrona sulla quale sedeva la Signora A., che incontravo per la prima volta.

Ho iniziato con i soliti convenevoli: da quanto tempo è qui, come mai, di cosa si occupa. La Signora A., talmente alla mano da presentarsi col solo nome di battesimo, ha immediatamente sottolineato il suo ruolo di imprenditrice di successo, preferendo omettere di esser lì quale moglie di un importante Rappresentante. Inoltre, nel discorrere della signora A., veneta, mi è parso di poter cogliere una leggera vena quasi di noncuranza, enfatizzata, la vena, dal suo continuo ripassarsi la mano tra i capelli (fin’allora ben pettinati) che venivano riavviati con forza all’indietro. Il tutto, naturalmente, senza mai distogliere lo sguardo dal vuoto che le si delineava dinanzi.

Certo, per uno che nel suo studio ha una pregiovole riproduzione dello stemma dei Borbone, che ama la storia, che ha lavorato con onestà (e qualche successo) per molti anni, che comunque qualcosina (privata e pubblica) la ha realizzata in continenti diversi, è certamente difficile confrontarsi con una imprenditrice di successo. La Signora A. è costretta a trascorrere ben venti giorni per tre volte l’anno nella città ove io ho avuto il privilegio di incontrarla, con il gravoso compito di preordinare, impostare ed avviare la produzione di quanto poi sarà venduto, attraverso un marketing sofisticato, sulle migliori piazza italiane.

La signora A. in realtà ha sviluppato questa sua attività già da tempo, in occasione di un precedente mandato del suo marito. Trovandosi sul posto ha desiderato emanciparsi ed avviare una sua propria impresa, individuando un vantaggio comparativo nelle qualità dei lavoratori del posto che, notoriamente, sono dotati di pregevole manualità. Ecco allora la possibilità di ricorrere a sarte e ricamatrici di raffinatezza unica, che sono in grado di garantire l’eccellenza del prodotto che le sottili vision ed il sofisticato marketing della signora A. rendono poi fruibile per le migliori creature delle nostre città.

Per tener viva la conversazione mi è piaciuto, allora, metter in luce le capacità manuali delle genti del posto. Non so perchè ho trovato interessante portare come esempio le eccellenze riscontrabili presso gli imprenditori italiani del mobile a Cebu.

Avevo colto nel segno, ero riuscito a suscitare l‘interesse della Signora A. che si è allora appassionata al caso ed ha domandato come mai e donde venissero tali imprenditori.

Beh - mi son sentito di dire - in effetti dei cebuani parla già il Suo conterraneo Pigafetta, che per primo arrivò a Mactan, appunto accanto a Cebu…. “Ah, - mi ha detto allora la signora A. col piglio furbesco dell’imprenditrice di successo – anche loro sono là….”

Non mi son sentito di commentare. E la nostra piacevole conversazione è terminata.

A fine serata la Signora A. ha rimarcato il proprio rilievo andando via, col marito, immediatamente dopo l’ospite d’onore. Sono certo che è ancora alla ricerca dei segreti del successo del Suo conterraneo Pigafetta in terra d’oriente, così da poter applicare anche alla sua intrapresa quei rivoluzionari principi.

Purtroppo, non mi è stato data l’opportunità di suggerire alla signora A. di cercare non nei manuali di marketing, ma piuttosto nei libri di storia, magari alla voce Magellano…

L'AUSPICIO

Tra i molteplici aspetti che caratterizzano l’elezione di Barak Obama, mi piace rilevare quel suo esser il primo presidente degli Stati Uniti “non europeo”. Non mi aspetto soluzioni miracolistiche, da parte del nuovo presidente, ai problemi che caratterizzano questi anni che ci è dato in sorte di vivere, preferisco piuttosto stilare un parallelo tra Obama e un altro “presidente”, (“princeps”, in verità) dalla stessa peculiare innovazione: Marco Ulpio Traiano, imperatore romano dal 98 al 117, primo dei “Princeps” nato fuori d’Italia.

Traiano nasce nel 53, nei pressi della odierna Siviglia. Italica, la città della Spagna Betica che gli diede i natali, venne poi distrutta dagli arabi nel 711. L’Impero cercava il migliore (“optimus”) per reggere lo Stato: lo trovò, per l’appunto in Traiano. Egli, rispettoso della dignità del Senato e sostenuto dal consenso dell’esercito e dalla devozione popolare, si preoccupò di assicurare una amministrazione onesta ed efficace e provvide al benessere ed al buon governo delle province.

Nell'ambito della giustizia sveltì le procedure dei processi, riducendo al massimo la detenzione preventiva, proibì le denunce anonime, introdusse numerose norme ispirate a criteri di umanità ed equità. All'ambizione di rinnovare la tradizione di conquista, si accompagnò l'impegno di procurare sicurezza all'impero.

Primo degli imperatori cosidetti adottivi, Traiano segnò con il suo principato uno dei periodi più floridi dell'impero e quello della sua massima estensione territoriale.
Nei secoli successivi l'acclazione che accompagnava l’imperatore eletto era che egli fosse “felicior Augusto, melior Traiano”, piu fortunato di Augusto, migliore di Traiano.

Non sembra, quindi, senza ragioni l’auspicio di vedere in Obama un novello Traiano.

Momenti Professionali a Singapore 2008






venerdì 14 novembre 2008

IL SILENZIO

La vicenda di Eluana Englaro fa tornare di attualità i temi etici. Ancora una volta saremo costretti a leggere ed ascoltare il parere dei tanti profeti e santoni che avvertiranno l’urgenza di esprimere e cercare di imporre il proprio punto di vista argomentando le varie questioni a favore e contro, spesso adducendo le più banali delle ragioni, quasi sempre senza collegamento alcuno con la realtà.
Pochi avranno il gusto, il buon gusto, di restare in silenzio, di rispettare la sofferenza grave di chi vive (o peggio “subisce”) la drammaticità di tali vicende che tutto portan via, a cominciare dalla dignità….Forse bisognerebbe riscoprire il valore del silenzio, il decoro della prudenza e nutrire in silenzio ammirazione per il coraggio e rispetto per le scelte dolorose di coloro a cui la ‘vita’ toglie proprio tutto, compresa la dignità.

giovedì 13 novembre 2008

IL SENSO DEL PUDORE

Lo scorso agosto la cittadella della Politica fu pervasa da un fremito quando apprese che un moto di pudicizia aveva portato alla copertura di un seno della copia de “La Verità svelata dal Tempo” di Giovanbattista Tiepolo che appare sullo sfondo di ogni conferenza stampa da Palazzo Chigi.

In realtà Roma non è nuova a queste esperienze. È assai nota l’iniziativa che portò alla copertura dei nudi angelici della Cappella Sistina, mentre lo è meno la sorte toccata alla Statua della “Giustizia”, in realtà pregevole ritratto di Guglielmo della Porta di Giulia Farnese, famosa per la sua bellezza, più ancora che per esser sorella di Paolo III e giovane amante di Rodrigo Borgia (Alessandro VI).

Tale statua assieme a quella raffigurante la “Prudenza” (ritratto di Giovannella Caetani, madre di Alessando Farnese, il futuro Paolo III) orna il monumento funebre di Paolo III in San Pietro. In pieno spirito tridentino, Clemente VIII ordinò che “le statue della tomba di Paolo III di felice memoria siano levate oppure vengano coperte in modo più decente”.

Tale disposizione censoria – nota Corrado Augias – parla di “zinne, petto ed altre parti che dicevano fossero troppo lussuriose” ed accenna ad “una coscia scoperta fino all’orlo del vaso naturale”. Tuttavia, la questione si colora ulteriormente quando comincia a circolare voce che un pellegrino (o turista) era stato sorpreso a masturbarsi eccitato da quelle nude bellezze. La circostanza è successivamente ripresa, nel maggio 1833, in un Sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli che recita:

È tanto bella ch’un signore ingrese
‘Na vorta un sanpietrino ce lo prese
In atto sconcio e co l’uscello in mano

Allora er Papa ch’era Papa allora
Je fece fa cor bronzo la camicia
Che ce se vede ai tempi nostri ancora

Non risulta, per lo meno non a me, se l'iniziativa presa da Palazzo Chigi sia da mettere in relazione ad atti sconci compiuti da rappresentanti della stampa, magari della stampa estera, che frequentano il Palazzo Chigi.

lunedì 10 novembre 2008

ABOUT ME

My name is Massimiliano P. Sponzilli and I was born in Lucera on May 25th 1956. I am a Director of the Italian Trade Commission, presently in Singapore. Previously, I served in Morocco, Malaysia, South Africa and of course Italy.
I have a degree in Political Science (University “La Sapienza”, Rome). I have written several articles published in magazines and reviews and I am a co-author of a book entitled “Il Bilancio Sociale” published by “Il Sole 24 Ore”. I really enjoyed teaching at University (Trieste and Milano Bicocca) for a few years.
I have two wonderful children (Edoardo and Ginevra) and Laila is my (beautiful and intelligent) Fiancé.
I love my work that has also given me the possibilities of satisfying an important aspect of my personality: I am extremely curious and love to discover and to know.
I am fond of history. I like reading and listening to classical music (but I also appreciate other kinds of music). I do not play any sport but I enjoy walking.
I feel proud to be Italian, even if sometimes «I cry on the beautiful Princess» (L.S. Senghor)

LA TEMPESTA

Ho estratto da alcune tabelle pubblicate sul sito de Il Sole 24 Ore domenica 9 novembre i dati che riporto di seguito.
Nell’ordine sono riportati la Piazza borsistica, il valore dell’indice al 7 novembre 2008, il Minimo negli ultimi 12 mesi, il Massimo negli ultimi 12 mesi, la Variazione % rispetto a 12 mesi fa.

Zurigo 6008 5347 8885 - 30.97
Londra 4364 3852 6565 - 31.64
Johannesburg 21195 20312 31288 -32.26
Francoforte 4938 4295 8076 - 36.68
New York 918 848 1515 - 37.74
Parigi 3469 3067 5750 - 38.96
Sydney 4006 3755 6738 - 40.45
Madrid 9343 7905 15945 - 41.02
Bruxelles 19166 16728 34835 - 44.98
Milano 1052 928 1917 - 45.13
Tokyo 8583 7162 16096 - 46.68
Singapore 1863 1600 3673 -49.27
Amsterdam 265 237 530 - 49.89
Hong Kong 14243 11015 29708 - 52.06

Ciascuna delle Borse prese in esame ha certamente “pagato” un tributo importante. Sembra quasi che – forse - siamo già oltre la fase più acuta della crisi finanziaria. Certo occorre ancora attendere gli effetti sul sistema delle imprese e, a seguire, sui privati. Non sono tra coloro che si aspettano approcci e soluzioni miracolistiche dal nuovo Presidente USA e, soprattutto, spero che non si verifichi alcun evento di straordinaria gravità (11 settembre, Sars, etc.) che rischierebbe di assestare un ulteriore terribile colpo al sistema globale.
In ogni caso, sono convinto che la crisi di questi mesi sia epocale. Essa chiude una fase, iniziata con la fine dell’Impero Sovietico, di liberismo spinto, a volte esasperato ed asagerato, che tuttavia ci ha donato un ciclo di spaventosa crescita globale e l’affermarsi di nuovi attori sulla scena economica (e politica) internazionale. La soluzione della crisi ci porterà verso un nuovo ciclo di crescita, forse meno imponente, ma magari più equilibrato e sostenibile.

domenica 9 novembre 2008

PREFAZIONE

Questo e' il mio blog. E' un misto di privato e professionale, anche perche' e' difficile separare i due aspetti.
Il blog e' stato appena creato: datemi quindi del tempo per completarlo e renderlo veramente fruibile.
Buona domenica!
Mass