domenica 7 dicembre 2008

Krisis – Wei ji

Crisi , certamente tra le parole più usate in queste settimane, viene dal greco krisis che significa separazione, scelta, giudizio. Trovo stupefacente e davvero interessante che la medesima parola, crisi, in cinese si dica wei ji, composta da due ideogrammi il primo dei quali, wei, significa pericolo mentre il secondo, ji, indica l’opportunità. Due culture così distanti sotto numerosi profili (a cominciare dal porre al centro l’individuo in Grecia e la società in Cina) attribuiscono il medesimo sottile significato alla ‘crisi’.

Ed infatti l’odierna ‘tempesta’ ci pone proprio di fronte ad un giudizio, ad una scelta proponendoci delle opportunità. Sono in molti a concordare sulla fine di un ciclo storico-economico che, iniziato con il crollo del comunismo e caratterizzato da un estremo, forse eccessivo, liberalismo, ci ha regalato elevati e diffusi livelli di benessere. Su di un piano più generale, abbiamo assistito all’affermarsi sulla scena economica e politica internazionale di nuovi attori: Cina, India ed in minor misura Brasile si sono affiancati a “vecchie” prime donne, quali i paesi occidentali, ed a meno recenti protagonisti, principalmente asiatici.

In un crescendo di effervescenza ed euforia sono quindi cresciute le domande di prodotti primari, innanzitutto alimentari ed energetici, e simboli di benessere (alta moda, lifestyle) in un contesto di crescita, o presunta tale, che sembrava inarrestabile e, comunque, capace di autocorreggere le proprie storture.

Poi il risveglio, non indolore, con questa crisi.

In poche settimane, il panorama sembra totalmente cambiato. Le cinque onnipotenti banche d’affari internazionali non esistono più. Primarie banche multinazionali che hanno perduto in pochi mesi fino ai quattro quinti della propria capitalizzazione, ed aziende industriali di prim’ordine “accettano” volentieri l’intervento degli Stati, il settore pubblico è nuovamente chiamato a sviluppare pratiche Keynesiane, tutti siamo impauriti di fronte alle conseguenze di difficile prevedibilità di questa crisi globale.

E, tuttavia, è proprio questo il momento delle scelte e delle opportunità, il vero significato della “crisi”. Il mondo che verrà fuori da questa fase sarà caratterizzato da Regioni fortemente integrate al proprio interno, ma forse piuttosto concorrenziali tra loro. Conosceremo probabilmente uno sviluppo meno impetuoso (ma non per questo meno importante ed equilibrato e sano) ma tutti noi saremo chiamati ad alcune ferme decisioni e perfino a nuovi modelli di comportamento e di stile di vita. Dovremo forse praticare, anche nel nostro piccolo quotidiano, comportamenti più virtuosi, per esempio in tema di consumi energetici (è proprio necessario avere ambienti climatizzati, caldi o freddi, in maniera talmente eccessiva da dover ricorrere ad abbigliamento supplemenatre oppure a frequenti “cambi d’aria”?) e forse ancor più nell'utilizzo migliore delle risorse alimentari (va bene l’attenzione alle deperibilità dei cibi ma è inaccettabile distruggere quotidianamente, nella sola Italia, 400 tonnellate di prodotti alimentari senza invece metter in campo semplici razionalizzazioni o sviluppi di alternative di facile praticabilità).

Ecco, quindi, che lo stesso “pericolo” insito in questa imponenete ‘crisi’ già schiude le “opportunità” che ci consentiranno di superare questa fase.

1 commento:

Unknown ha detto...

Bell'articolo Massimiliano, profondo e dotto, si vede che hai abitudine a scrivere ed a comunicare con spessore.

Emilio Paschetto (NewYork)