lunedì 8 dicembre 2008

Nino Bixio: Emozioni esotiche e brandelli di verità.......

Restano poco conosciute ed avvolte in emozioni esotiche e brandelli di verità le vicende avventurose degli ultimi mesi della vita, e della morte in Oriente, di uno dei maggiori protagonisti del Risorgimento italiano.

Nino Bixio nacque a Genova il 2 ottobre 1821, ultimo di otto figli. Non sembra esser stato particolarmente amato da suo padre e dalla sua matrigna e, ancora adolescente, si avviò alla carriera marinara. Nelle Indie Orientali il giovane Bixio, stanco della stiva e dei comandi, decise di disertare, gettandosi in mare assieme a due amici italiani, tali Tini e Parodi. Gli indigeni li raccolsero e li vendettero come schiavi a commercianti malesi. Bixio fu riscattato e, a bordo di una nave americana, arrivò a New York.

Rientrato in Italia, fu uno dei protagonisti di maggior spicco del Risorgimento. Famoso il suo telegramma a Carlo Alberto (“Oltrepassi il Ticino, Sire, e saremo tutti con lei”), come pure la sua partecipazione alle battaglie della prima e della seconda guerra di indipendenza, nonché alle vicissitudini della Repubblica Romana, alla Spedizione dei Mille, alla presa di Roma. Nel febbraio 1870 fu fatto Senatore.

Ma ciò non appagava uno spirito ribelle, avido di passioni e avventure, e neppure sopiva la sua voglia di affari. In alcuni discorsi in Parlamento, il senatore Bixio caldeggiava la causa dell'espansione coloniale e della conquista di nuove rotte commerciali.

Maturò, quindi, un progetto ambizioso: navigare verso le Indie Orientali, forse con l'idea di stabilirvi una intrapresa commerciale o, chissà, magari solo per coronare il sogno della sua vita, la febbre del viaggio ed il ritorno a quei mari già solcati nell'adolescenza.

Fatto il contratto con il governatore olandese, Bixio mise insieme 1.200 mercenari, fra i quali fuoriusciti tedeschi, svizzeri e italiani. Il compenso era di 1.500 fiorini al giorno. Agli occhi degli olandesi, Bixio doveva apparire come un piccolo trafficante, che tuttavia poteva tornare utile in una guerra (per il dominio di Aceh, sull’isola di Sumatra) che sarebbe durata trent'anni e costata migliaia di morti. Preoccupava gli olandesi, invece, un altro italiano, il capitano Racchia, che, a bordo del "Principessa Clotilde", solcava i medesimi mari, verso il Borneo, con l’intento di stabilirvi degli “approdi” (e perfino una colonia penale) italiani. Le maggiori potenze europee, preoccupate dalla solida ed articolata presenza olandese nelle magiche isole delle spezie, sostenevano il sultano di Aceh la cui indipendenza garantiva una zona strategica, all'imbocco dello stretto di Malacca. Se così stavano le cose, Bixio, mettendosi al servizio degli olandesi, sarebbe andato contro strategie e interessi nazionali.

Nino Bixio arrivò nelle Indie Orientali nel 1873, a bordo del "Maddaloni", un mercantile di quattro alberi, a vela e a vapore, che aveva fatto personalmente costruire nei cantieri inglesi di Newcastle e che fu la prima nave del neonato Regno d’Italia a passare il Canale di Suez.

Il colera era già a bordo e si propalò in navigazione. I cadaveri venivano gettati in mare. Ad Aceh, "porta dell'Islam" da tempi remoti, il generale, osservando in lontananza la grande moschea bianca che domina la baia, scrisse: "Siamo con il colera, ma conto su di me per il tempo necessario. Prima non voglio morire". La mattina del 16 dicembre 1873 lasciò il comando ed ebbe un ultimo pensiero per la moglie e i quattro figli.

Emozioni esotiche e brandelli di verità hanno accompagnato la fine del generale Bixio. Gli fu trovata una sepoltura provvisoria a Pulau Beras, l’"Isola del riso", famosa per una miniera d'oro. Gli indigeni pensarono che oro e gioielli fossero nascosti in quella tomba, la "tomba dello straniero", separata dalle altre dei villaggi, secondo la tradizione musulmana. La riaprirono, non vi trovarono nulla e portarono il corpo da un'altra parte. Questo narrano rare cronache dell'epoca. Alcune conferme si trovano anche negli archivi di Aceh e di Giakarta. Emozioni esotiche e brandelli di verità.......


P.S. Nella primavera del '76 il capitano di fanteria Bardok sostenne di aver ritrovato pochi resti e la cassa, dopo lunghe ricerche che costarono la vita a numerosi soldati caduti in imboscate. I resti, presunti, furono traslati a Giakarta. A Singapore vennero cremati. In Italia, arrivarono le ceneri. Il "Maddaloni" fu venduto per ripagare armatori e costruttori. Alla vedova e ai figli non andò nulla. Soltanto il re Vittorio Emanuele favorì il pagamento di una modesta pensione. Per l'Olanda, probabilmente, il vice Eroe dei due Mondi era soltanto un soldato di ventura, morto prima di combattere. "Quando penso alla stoltezza che ho fatto di noleggiare la mia nave a questi indiavolati olandesi, batterei la mia testa contro il bastimento", scrisse nelle ultime ore di agonia.

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