domenica 28 febbraio 2010

Un Approccio Differente

Qualche giorno fa, con molto piacere, ho partecipato ad una «open house», vale a dire ad un ricevimento in casa di amici per festeggiare il Nuovo Anno Cinese (della Tigre).
Gli ospiti costituivano un interessante spaccato di paesi e culture differenti. In particolare, ho potuto apprezzare la compagnia di una simpatica coppia con due meravigliose bimbe. La mamma, ambiziosa donna in carriera, è di origini cinesi, mentre il padre, operatore finanziario, è olandese e proviene, quindi, da una delle patrie del mercantilismo.

Ad un certo punto, il padre ha suggerito alla sua piccola (4 anni) di avvicinare alcuni bambini che giocherellavano con dei palloni gonfiati con elio (beninteso a forma di tigre!) per proporre loro lo ‘scambio’ di uno spiedino di carne (che la bimba sembrava non apprezzare in maniera particolare) con una delle tigri in pallone. Ha insistito tre volte il ‘mercante’, ma senza successo: la piccola femmina apprezzava più l’esser vezzeggiata dal papà che accogliere quella proposta di impegno nella negoziazione.

Tale episodio mi ha ricordato l’attuale discussione sui cosidetti “bamboccioni”. Sono convinto che i giovani di oggi siano chiamati ad uno sforzo rilevantissimo: i canoni del mondo sono mutati, gli stiamo lasciando in eredità il ‘valore’ nuovo della flessibilità massima (salvo, poi, chieder loro stabilità nelle proprie scelte!) senza renderci conto che i modelli proposti non sono in realtà mutati con la medesima rapidità dei costumi e dell’ambiente economico e sociale. Da ciò la ‘schizofrenia’ tra ciò che si desidera e ciò che (non) è possibile realizzare.

In realtà, per tornare alla bella bimba, in altre culture (ad esempio quelle protestanti e sanamente capitalistiche) la vita diviene nell’ambito di suo proprio percorso, perfettamente aderente al tracciato maestro. Quando la bimba sarà più grande, il papà la inviterà a “start a trade” che nell’italiano “cercati un lavoro” non traduce la profonda differenza culturale, prima ancora che economica, tra tali espressioni.

Allora, prima di criticare i “bamboccioni” (peraltro, offrendo loro nulla di meglio della “generazione mille euro”!), faremmo bene a favorire l’evoluzione dei nostri modelli e della nostra cultura.

venerdì 26 febbraio 2010

Lo Spreco ...

Ciao Massimiliano!


guarda che è un'osservazione giusta quella dell'organizzazione internazionale.

Certe volte vedo gente prendere 5 o 6 salviette di carta per asgiugarsi le mani. Che spreco!

Un caro saluto

Bruno

giovedì 25 febbraio 2010

Una Sensibilità Eccessiva ?

Viviamo un’epoca di sempre maggiore attenzione all’ambiente ed al nostro pianeta che, evidentemente, troppo abbiamo mortificato e violato !
Condivido la necessità di scoprire e rendere comuni atteggiamenti e pratiche quotidiane che, se per ciascuno di noi risultano di modesto sacrificio, possono influire in maniera importante sulla qualità e, forse, perfino sulla durata della vita di tutti noi.
Pur essendo profondamente convinto di ciò e conscio  della importanza della carta – che proviene dagli alberi, quindi meno carta ugale più alberi – non mi era mai venuto in mente di dover adeguare anche le mie abitudini di pulizia personale ad un atteggiamento di maggior attenzione alle necessità del pianeta.
Fino a quando non mi sono imbattuto nel perentorio invito che non ho potuto trattenermi dal fotografare, posto sul dispensatore delle salviette nella toilette di un importante Organismo Internazionale.
Quindi, nel lavarsi le mani occorre asciugarsi al massimo, con la meccanica delle mani stesse, in modo che una ed una sola salvietta di carta sia sufficiente per asciugarsi le mani. Anche così si salvaguarda l’ambiente!

lunedì 22 febbraio 2010

Un Esempio di Armonia !

Complimenti, Mass, per la presentazione della bellissima Pitta, esempio di armonia distesa, colore, inserimento pacifico e libero.
Meglio del genere umano! ! !

Un abbraccio
Rita

È Vero !

Caro Mass,
devo confessarti, in piena franchezza, che ero convinto che il tuo bel Post «Nuovi VIP» fosse una licenza, una tua finzione per presentare in maniera diversa un bell’uccello.  E invece no!
Sono andato personalmente ai Giardini Botanici e mi sono imbattuto anche io nei fotografi e nei loro teleobettivi.  E ho perfino avuto il piacere di poter ammirare di persona la bellezza voluttuosa della Pitta!
Grazie, caro Mass. Un caro saluto
Tommaso

sabato 20 febbraio 2010

Nuovi V.I.P.

Durante la mia passeggiata domenicale negli incantevoli Giardini Botanici di Singapore, la mia attenzione è stata improvvisamente attratta da un gruppo di fotografi che, ben protetti dalla lussuriosa vegetazione, avevano puntato i loro potenti obiettivi sul retro di un nuovo lussuoso ristorante.
La qualità e quantità degli obiettivi non lasciavano possibilità di dubbio: certamente si era in attesa di cogliere un momento, un gesto, un’espressione di qualche VIP che trascorreva un’ora lieta in quel posto di lusso.
Non ho, naturalmente, osato interrompere il silenzio che gravava sui quei pochi metri quadrati, nè tanto meno distogliere gli occhi dei fotografi dai loto teleobiettivi per porre la più banale e naturale delle domande: quale viso famoso si cela dietro questa meravigliosa vegetazione?
Un intenso susseguirsi di scatti mi ha improvvisamente fornito la risposta: una meravigliosa ‘Pitta Sordida’ che, nel suo migrare stagionale, si è stabilita per qualche settimana nel bel mezzo del folto Giardino dello Zenzero.
Che bella! E che ricchezza di colori! Sembra si metta in posa per farsi meglio osservare e fotografare, mostrando con orgoglio il suo piumaggio dai colori esotici.
Da uno scambio di battute con i forografi in attesa, ho appreso che la Pitta - assai comune da queste parti - lascia l’India nei mesi ‘freddi’ e si rifugia nel caldo umido di Singapore fino a marzo, quando ritorna al proprio ambiente e procede all’accoppiamento. Fortemente legata al proprio territorio, non supera negli esemplari più grandi i 70 grammi di peso ed i 20 centimetri di lunghezza. Si nutre di insetti ed ambedue i genitori covano le uova. Caratteristico il fischio che proviene dal suo territorio, la Pitta riesce anche a convivere con altre specie, ma può divenire aggressiva nel periodo della cova.
In questa epoca caratterizzata da agitati movimenti migratori, la Pitta costituisce un esempio gentile e colorato di insediamento ed integrazione pacifica, ancorchè temporanea.

giovedì 18 febbraio 2010

Una (tardiva) Riflesione sulla "Grandezza"

Caro Mass,
desidero intervenire, pur se con qualche ritardo, sul tuo post del 24 gennaio sulla Grandezza. La tardività è, forse, dovuta alla arduità della domanda. Tento una riflessione non definitiva.
La Grandezza ("maiuscola") mi sembra che sia quella capacità luminosa di essere più di se stessi, che rende una persona in grado di guardare il mondo, le persone, le situazioni con serenità armoniosa, equilibrata, non avversa, non ostile.
Semplicemente. Con "compassione" (nel senso etimologico più originario di "percepire con"; "avvertire con"). Quella che oggi chiamiamo più volentieri "empatia" recuperando la più antica radice greca (che, guarda un pò), ci rimanda a pathos, che vuol dire emozione in senso ampio ma più frequentemente "dolore" dell'emozione; ed "en" come "essere in-immergersi in".
Grandi non si nasce, ma si può diventare. E mi sembra che il più delle volte attraversando faticose elaborazioni di difficoltà "grandi". Difficile, ma non impossibile, a quanto pare.
Teresa

lunedì 15 febbraio 2010

La Danza del Leone

Una tradizione antichissima vuole che sia la Danza del Leone a salutare il Nuovo Anno Lunare Cinese.
Al ritmo assordante, ma ricchissimo di energia, di tamburi percossi da mani sapienti, la rappresentazione vede uno o più “Leoni” (in realtà il costume ricopre interamente due attori agilissimi che mimano i movimenti della fiera) di vivacissimo color rosso o giallo, apparentemente villosi, con una gran testa. La danza attraversa vari passaggi acrobatici e presenta persino balzi di un certo pericolo.


Il “Leone” agguanta i mandarini che gli organizzatori hanno preparato in capienti vassoi e accovacciato li sbuccia e li mangia, per poi distribuire con generosi lanci verso il pubblico e, beninteso, gli organizzatori sia spicchi che bucce. Ottimo presagio esser colpiti da tali lanci.....


Vasto e rilevante il simbolismo. Con la brillantezza dei colori, i grandi occhi, uno specchio sulla fronte, un corno sulla testa, il Leone esorcizza con la sua danza rituale gli spiriti del male ed invoca il fato e la buona sorte. Per tale ragione, ogni impresa organizza con la massima attenzione una Danza del Leone che, all’assordante ritmo dei tamburi, spazzi via il male e, con l’energia sprigionata, renda positivo l’anno a venire e favorisca gli affari ed il benessere.
Gong XI Fa Cai ! ! !

sabato 13 febbraio 2010

GONG XI FA CAI , XIN NIEN KUAI LE ! ! !


La festa di S. Valentino quest’anno si colora di rosso: cade, infatti, nel medesimo giorno del Capodanno Cinese.
Inizierà l’Anno della Tigre, un anno caratterizzato dal coraggio, dall’orgoglio, dall’anticonformismo. Ma la Tigre è anche in grado di proteggere la casa (dal fuoco, dai ladri, etc.).
Importanti personaggi sono nati nell’anno della Tigre da Charles de Gaulle a Beethoven, da San Francesco a Stevie Wonder, dalla Regina Elisabetta a Marilyn Monroe, da Rudolf Nurevev a Ho Chi Minh ad Eisenhower a Simon Bolivar.
Ma il Capodanno Cinese segue anche particolari ed importanti rituali. Ecco allora, su gentile indicazione dei miei Amici J. e C., alcune indicazioni su cosa fare o non fare in preparazione del Capodanno lunare che darà inizio al Nuovo Anno, che tutti ci auguriamo proficuo e ricco di realizzazioni.
1. Comprare Mandarini, Fiori, Dolci e Caramelle;
2. La cena della vigilia (sabato 13) sarà a base di Pesce, Riso e Dolci per auspicare Armonia, Prosperità e Abbondanza;
3. Far pulire tutta la casa il giorno precedente il Capodanno lunare che inizia a mezzanotte;
4. Assolutamente non pulire la casa e non usare nessuna scopa (porterebbe via la Fortuna dalla casa!) il primo giorno del Capodanno (domenica 14);
5. Indossare abiti con colore rosso o colori brillanti;
6. Prenotare ( meglio subito ) il ristorante Cinese per la colazione (lunch) del primo giorno. Chiedere al ristorante a che ora inizia la Lion Dance (normalmente tra le 11 e 12 del primo giorno);
7. Preparare molti HONG PAO (pacchettini rossi) con banconote nuove (da prenotare in banca) in ammontari preferibilmente di dollari 6 o 8 (o più). Assolutamente mai 4 dollari (porta terribilmente male!). Andranno distribuiti ai custodi, al personale del condominio, etc.;
8. Festeggiare con i famigliari e gli amici, scambiando mandarini (in confezioni da 8, 18, 28 etc.. ), orchidee, dolci e Hong Pao, in caso di invito per lunch o dinner;
9. Gli Hong Pao si offrono in famiglia ai più anziani, in segno di rispetto, e a coloro ancora non sposati e ai bambini. In cambio si ricevono due mandarini in segno di auguri e felicità.

恭喜發財 Gong Xi Fa Cai ! ! !

martedì 9 febbraio 2010

Provvisorio

Attraverso una lettera al Messaggero on line, tale Alessandra ha lamentato l’improprio uso del termine «momentaneo» utilizzato presso l’ufficio postale di Roma San Silvestro ove, da oltre un mese e mezzo, un’entrata è chiusa a casua della rottura di una vetrata e la direzione con un cartello si scusa per il “momentaneo" disagio.
La noia che Alessandra deve patire, mi ha ricordato un personaggio della provincia che non esiste più. Non conosco il suo vero nome, ma da tutti egli era conosciuto come “Provvisorio”. Era un falegname ed ogni qualvolta veniva richiesto il suo intervento per una riparazione, egli si arrangiava nel trovare una soluzione non definitiva, convincendo il cliente con un “provvisoriamente facciamo così, poi sistemeremo meglio”. Grazie a tale sua attitudine a procastinare è divenuto “Provvisorio”, cambiando così perfino la sua identità.
I suoi figli hanno fatto fortuna. Dopo qualche anno di emigrazione, sono tornati con biondissime mogli del Nordeuropa e sono diventati imprenditori di successo nella ristorazione, in una ridente località marina.
Un buontempone una volta andò al loro ristorante e voleva assolutamente familiarizzare. Cominciò col citare Cicerone (“in rebus generandi tarditas et procastinatio odiosa est”) per poi richiedere ogni piatto “provvisoriamente”. Il titolare, figlio di “Provvisorio”, particolarmente irritato non so se per la derisione o per il richiamo alle origini, decise di invitare il cliente “provvisoriamente” ad un atteggiamento, per così dire, meno irriverente, per poi allontanarlo bruscamente dal ristorante, in maniera definitiva.
Eppure, dubito che il simpatico Provvisorio sia noto ai responsabili di quell’ufficio postale ed ai tanti altri erogatori di servizi “momentaneamente” non fruibili.

domenica 7 febbraio 2010

Punti di Vista

Antonio Pagano, sulla 'Margherita', lapidariamente commenta:

“e ce vuleva pure ca chillu stuppele dicesse caccosa ...”

sabato 6 febbraio 2010

Margherita: un nome o un fiore?

Certamente squisita, è forse la pizza più famosa. Tuttavia, non sono univoche le interpretazioni circa le origini del suo nome.
La versione maggiormente in voga vuole che nel 1889, in occasione del viaggio “di riconciliazione” a Napoli del Re d’Italia Umberto I, la regina Margherita si sia vista offrire dal maestro pizzaiolo Raffaele Esposito una pizza che con il bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro, il verde del basilico riproduceva la bandiera italiana e che, proprio in onore della Regina, Raffaele chiamò ‘Margherita’.
Ora, con l’avvicinarsi delle celebrazioni dei 150 anni dell’unificazione d’Italia, i legittimisti neoborbonici hanno rispolverato più antiche origini della ‘Margherita'.
È stato, così, riscoperto Emmanuele Rocco che nel 1866 in “Usi e Costumi di Napoli e Contorni”, pubblicazione diretta da Francesco De Boucard, rileva che tra le pizze più ordinate ve ne sono di “coperte di formaggio grattugiato e condite collo strutto, e allora vi si pone di sopra qualche foglia di basilico con delle sottili fette di muzzarella”. Tali tondi di mozzarella venivano disposti come nel fiore dal centro verso l’esterno e, una volta fuse, richiamavano la forma dei petali di una margherita.
In epoca ancora precedente, nel 1830, nel librio “Napoli, contorni e dintorni” Riccio scrive di una varietà di pizza condita con pomodoro, mozzarella e basilico che, quindi, fa pensare proprio alla Margherita.
In omaggio alla legittimità, il movimento neoborbonico ha chiesto ai pizzaioli napoletani di riprendere le fila della storia e di ritornare ad apporre la mozzarella a forma di fiore. Non risulta, invece, che Emanuele Filiberto abbia rilasciato dichiarazioni sulla controversa materia.