giovedì 18 febbraio 2010

Una (tardiva) Riflesione sulla "Grandezza"

Caro Mass,
desidero intervenire, pur se con qualche ritardo, sul tuo post del 24 gennaio sulla Grandezza. La tardività è, forse, dovuta alla arduità della domanda. Tento una riflessione non definitiva.
La Grandezza ("maiuscola") mi sembra che sia quella capacità luminosa di essere più di se stessi, che rende una persona in grado di guardare il mondo, le persone, le situazioni con serenità armoniosa, equilibrata, non avversa, non ostile.
Semplicemente. Con "compassione" (nel senso etimologico più originario di "percepire con"; "avvertire con"). Quella che oggi chiamiamo più volentieri "empatia" recuperando la più antica radice greca (che, guarda un pò), ci rimanda a pathos, che vuol dire emozione in senso ampio ma più frequentemente "dolore" dell'emozione; ed "en" come "essere in-immergersi in".
Grandi non si nasce, ma si può diventare. E mi sembra che il più delle volte attraversando faticose elaborazioni di difficoltà "grandi". Difficile, ma non impossibile, a quanto pare.
Teresa

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