domenica 12 luglio 2009

Gli Effetti della Crisi ?

Singapore, a giusto titolo considerata una delle più importanti economie di servizi, ha deliberatamente scelto di mantenere almeno ad un quinto il contributo alla composizione del Prodotto Interno Lordo dal settore industriale. E’ un dato importante se, ad esempio, si considera che nel Regno Unito meno del 14% del Pil proviene dalla produzione di beni.

Quindi, la tendenza alla “terziarizzazione” sembra compiuta e non meraviglia la composizione della classifica 2009 delle principali 500 aziende al mondo che Fortune redige annualmente.

Ai primi posti si collocano - con fatturati ed utili ben superiori alla maggior parte degli Stati del mondo – aziende petrolifere (ben sette tra le prime nove) e di servizi (distribuzione organizzata, assicurazioni, banche). Solo al decimo posto troviamo la prima impresa industriale, la giapponese Toyota, peraltro solo al 30˚ posto per numero di dipendenti.

Non può sorprendere, ovviamente, l’importanza sempre maggiore che assumono le imprese delle tecnologie. Dopo le “scontate” General Electric (dosicesima) e Siemens (trentesima), si afferma la HP, al trentaduesimo posto con 120 miliardi di dollari di fatturato ed utili ben superiori ad una “manovra” finanziaria italiana. HP, Hewlett e Packard: ricordate i due giovani studenti che nemmeno trent’anni fa, in un garage della periferia di Los Angeles, avevano intuito che il computer non era una macchina per la gestione di gigantesche burocrazie, ma poteva servire per comunicare tra individui?.

E l’Italia? Sono dieci le aziende italiane nella classifica di Fortune. Forse non male per un paese che ha eletto le medie e le piccole imprese ad icona del proprio modello di sviluppo. Dopo l’ENI (17ˆ non solo grazie ai picchi del prezzo del petrolio registrati lo scorso anno), vi si trovano Generali, Uncredit, Enel e Fiat.

Ma una domanda aleggia prepotente: è questa la scala dei “valori” delineata dalla “Tempesta” provocata dalla crisi nel quale il mondo si dibatte?

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