mercoledì 15 luglio 2009

Petimus Bene Vivere

Caro Mass,
permettimi di intervenire a commento del tuo interessante post sugli effetti della crisi, o meglio sul tuo quesito inespresso se la crisi non rischi in realtà di lasciare le cose come stavano, senza quella funzione catartica che molti, invece, prevedono e perfino si attendono dalla presente Tempesta, come tu la chiami.
Gianni Riotta ha recentemente ricordato come già vent’anni fa Fukuyama aveva intuito che le ideologie figlie della Rivoluzione Francese declinavano allo schiudersi dell’era informatica. Abbiamo assistito, in un volgere evidentemente troppo breve, al tumultuoso passare di un miliardo di esseri umani dalla fame a uno stato più dignitoso e mezzo miliardo di loro, tra Cina ed India, divenire ceto medio. Per costoro ieri il miraggio era una ciotola di riso oggi il sogno (spesso realizzabile) si chiama Louis Vuitton o Prada.
Ma nel contempo il mondo, perduto il proprio ordine e, forse, perfino le potenze egemoniche ma stabilizzanti, si dibatte nella ricerca di un nuovo ordine planetario per uscire dal presente caos.
Mai più di oggi suona appropriata la saggezza di Orazio, Strenua nos exercet inertia: navibus atque quadrigis petimus bene vivere... (Un'inerzia irriducibile ci frustra e andiamo per mari e terre inseguendo la felicità…)
Un caro saluto
P. Agora

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