domenica 26 aprile 2009

Una Rondine Non Fa Primavera !

Personalità anche molto autorevoli, negli ultimi giorni, hanno reso dichiarazioni positive, quando non ottimistiche, circa l’evoluzione della crisi. Sembra quasi che il peggio sia passato e che siamo sul punto di venirne fuori. D’altra parte anche le borse sembrano portare argomenti a tali “osservatori”.
Il Dow Jones, sebbene ancora in negativo di oltre 8 punti rispetto all’inizio dell’anno, negli ultimi due mesi ha recuperato oltre il 14%. Il Nasdaq ha fatto perfino meglio avendo guadagnato circa un terzo negli ultimi due mesi, confermando la netta ripresa negli ultimi sei mesi. Il nostro Mibtel ha guadagnato oltre il 18% tra marzo ed aprile e mostra un segno positivo per il 2009. Limitatamente al mercato italiano, e tralasciando casi particolari come Fiat o Unicredit, o le grandi imprese come Eni o Generali, la solida impresa italiana le Brembo, le Campari, le Delonghi, le Geox, le Luxottica etc. segnano tutte crescite importanti (tra il 20 ed il 50%) nel “rally” degli ultimi due mesi e mostrano un segno positivo, sebbene più contenuto, rispetto ad inizio anno.
Tuttavia, anche su tale terreno l’ottimismo che sembra diffondersi non pare fondato. Il “rivalutato” indice Dow Jones di oggi rappresenta solo il 58% del valore di due anni fa; il Nasdaq è ancora il 53% di ventiquattro mesi fa, il nostro Mibtel è largamente sotto la metà rispetto ai valori della primavera del 2007. E le stesse imprese sopracitate, che costituiscono esempi positivi della solida struttura industriale del nostro paese, vedono il proprio valore pari al 30 o al 40% del listino di due anni fa.
Ma sono le analisi sull’andamento dell’economia reale che non lasciano spazio a particolari entusiasmi. Il Fondo Monetario Internazionale prevede per il 2009 una contrazione dell’economia europea di quattro punti. Considerato che l’economia europea rappresenta circa un terzo di quella mondiale, tale contrazione costituirà un oggettivo vincolo all’andamento globale. Da noi, dovremo aspettarci un ulteriore effetto negativo dovuto al mix del calo delle entrate fiscali, dovuto proprio al rallentamento dell’economia, e dell’andamento della spesa pubblica che produrrà un ulteriore aumento del debito che, a fine anno, supererà il 120% del Pil.
A livello globale, inoltre, restano ancora irrisolti i grandi nodi relativi alle ragioni profonde che hanno determinato tale tempesta e alle risorse necessarie (chi paga?? E con quali soldi??) per le risposte strutturali alle radici stesse di questa crisi. E quale economia farà da locomotiva alla ripresa? Il ruolo degli Stati Uniti uscirà rafforzato o indebolito? E la Cina e l’Asia saranno pronte per avviarsi alla leadership mondiale?
E poi, non sembra che sia ancora divenuta comune e condivisa la visione nuova del mondo verso il quale dovremo incamminarci. Valori quali la salvaguardia dell’ambiente, la predilezione di energie nuove e rinnovabili, una globalizzazione più rispettosa delle “culture regionali”, una valorizzazione del ruolo della donna, una qualità della vita elevata ma rispettosa del nostro piccolo pianeta sono tutti temi che ancora aspettano risposte e scelte generali e condivise.
Certamente fa piacere il rally borsistico di queste settimane ma, ci insegnano i vecchi saggi, una rondine non fa primavera!

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