domenica 19 aprile 2009

La Giovane Clotilde ed il Maturo Plon-Plon

Caro Mass,
mi permetterai di partecipare alla dotta discussione avviata dal Tuo lettore P. Agora sugli Accordi di Plombierès con un argomento forse marginale ma, a mio avviso, di un certo interesse.
Ci ricorda P. Agora che una delle clausole di tali Accordi prevedeva che la giovane primogenita di Vittorio Emanuele II, la Principessa Clotilde, andasse in sposa a Gerolamo Bonaparte, detto Plon-Plon, cugino di Napoleone III.
Maria Clotilde di Savoia, nata il 2 marzo 1843 a Torino, è la prima degli otto figli di Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Austria. La principessa vantava una buona cultura letteraria, conosceva le principali lingue europee, dipingeva, amava la musica e l’equitazione.
Nonostante la perdita della madre a soli dodici anni, la sua vita scorre nella normalità fino al 1857, quando giunge la richiesta di Gerolamo Bonaparte, cugino dell’imperatore Napoleone III di Francia, di sposarla. Vittorio Emanuele, in un primo momento, si oppose a questo matrimonio della figlia quindicenne con il principe quarantenne, noto libertino. Ben presto, tuttavia, le sue resistenze dovettero cedere di fronte alla “ragion di Stato” ben declinata negli Accordi di Plombierès.
Il 30 gennaio 1859, vale a dire tre giorni dopo la firma di Napoleone III a Parigi (Vittorio Emanuele II aveva firmato a Torino il 24 gennaio) del Trattato di Alleanza Franco-Piemontese, nel duomo di Torino vengono celebrate le nozze tra Plon-Plon e la Vittima Sacrificale Clotilde, non ancora sedicenne. Il 3 febbraio gli sposi fanno l’ingresso solenne a Parigi, accolti dall’imperatore Napoleone III e dell’imperatrice Eugenia.
Gerolamo passa intere giornate senza neppure vedere la sua giovane sposa ed ella è costretta a rivolgersi a lui per iscritto. Presto a Clotilde non resta che abbandonarsi alla fede, come ella stessa scrive in una lettera a Padre Gabelli, a Torino: “Non so se ci sia al mondo un’altra posizione più complicata della mia. Solo con la riflessione, la preghiera, l’abnegazione assoluta, posso andare avanti”. Perfino il razionalista Ernest Renan definisce Clotilde “una santa, della razza di San Luigi di Francia”.
Clotilde diede a Gerolamo tre figli, Vittorio Napoleone (1862), Luigi Napoleone (1864) e Maria Letizia (1866). Gerolamo, invece, ebbe altri due figli da Mademoiselle de Canisy, di trent'anni più giovane di lui.
Poi, venne la sconfitta di Sedan, il 2 settembre 1870, ad opera della Prussia ed anche Clotilde fu costretta ad abbandonare Parigi e riparare nel castello di Prangins, sul lago di Ginevra.
Passata la tempesta, Plon-Plon torna a Parigi pensando di poter restaurare il potere napoleonico. Clotilde si decide alla separazione e, nel 1878, lascia Prangins e torna in Italia, stabilendosi a Moncalieri ove si dedicherà totalmente alla vita religiosa. Entra nel Terz’Ordine di San Domenico, con il nome di “Suor Caterina del Sacro Cuore” e diviene convinta ed attiva sostenitrice delle nascenti opere di don Bosco, don Murialdo, don Cottolengo.
Il 17 marzo 1891, a Roma, muore Gerolamo. Clotilde accorre al suo capezzale adoperandosi a che il Cardinale Mermillod gli somministri gli ultimi Sacramenti. Prima di morire, Gerolamo chiede perdono e Clotilde gli risponde porgendogli il Crocifisso. La principessa Maria Clotilde morirà a Moncalieri il 25 giugno 1911, a 68anni, e, dopo funerali solenni alla “Gran Madre di Dio” a Torino, sarà tumulata a Superga.
Il 10 luglio 1942 fu introdotta la Causa di Beatificazione, proponendo Clotilde quale “modello ai potenti e agli umili”. Nella preghiera per lei composta, i suoi devoti ricordano la sua “indefettibile fortezza con la quale accolse la croce della sofferenza, attraversò le vicende dolorose della sua vita, lasciandosi condurre da una carità sconfinata, aperta al perdono generoso”.
Nulla viene, invece, detto del suo sacrificio sull’altare della ragion di stato e dell’espansione di casa Savoia.

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