domenica 13 novembre 2011

Il Commiato

La copia della Verità svelata dal Tempo di Tiepolo
dopo l'intervento censorio
La rievocazione delle gesta del Governo Berlusconi riempie i siti e le pagine dei giornali di mezzo mondo. Sebbene questo Blog tradizionalmente non si occupi di politica, oggi anche noi desideriamo ricordare il Governo che lascia con un episodio dell’estate 2008, certamente minore ma forse ricco di simboli.
Sullo sfondo della sala di Palazzo Chigi ove il Presidente del Consiglio incontra i giornalisti si trova una copia de “La Verità svelata dal Tempo” di Giovanbattista Tiepolo. L’opera raffigura allegoricamente una giovane donna che, mollemente posata su un soffice tappeto di nubi, rappresenta la Verità. Il corpo nudo, morbido e sensuale della giovane è stretto tra le braccia del Tempo, rappresentato, secondo tradizione, da un vecchio la cui pelle raggrinzita contrasta nettamente con le carni rosee e levigate della fanciulla.
Nell’estate del 2008, quindi proprio all’inizio dell’attività del nuovo Governo, un moto di pudicizia portò alla copertura del seno della giovane donna che, infatti, ora non appare più nuda.

Tale episodio, esso stesso felice allegoria dei costumi di cui saremmo successivamente venuti a conoscenza, non costituisce una novità per Roma, città talmente abituata ai cambiamenti che ne resta totalmente estranea, attendendo, agnosticamente e con umorismo beffardo, il prossimo mutamento.
Il Monumento funebre a Paolo III Farnese
con le statue della Giustizia e della Prudenza
Prima che il Governo Berlusconi decidesse la copertura del seno della giovane donna, erano state ad esempio coperte le nudità michelangiolesche della cappella Sistina. Ma l’episodio certamente più gustoso riguarda la “Statua della Giustizia” che assieme alla “Prudenza” orna il monumento funebre di papa Paolo III Farnese in San Pietro.

La ‘Giustizia’, in realtà, ritrae Giulia Farnese, famosa per la sua bellezza, sorella di Paolo III e giovane amante di Rodrigo Borgia (Alessandro VI), mentre la ‘Prudenza’ raffigura Giovannella Caetani, madre di Giulia.
Il medesimo moto di pudicizia che ha portato all’intervento di Palazzo Chigi sulla copia dell’opera del Tiepolo, oltre quattro secoli prima aveva pervaso il Papa Clemente VIII che ordinò che “le statue della tomba di Paolo III di felice memoria siano levate oppure siano coperte in modo più decente”, anche in considerazione di “zinne, petto ed altre parti troppo lussuriose” e di “una coscia scoperta fino all’orlo del vaso naturale”.

Il francobollo commemorativo di Belli
Successivamente a Roma cominciò a circolare una voce su di un pellegrino sorpreso proprio in San Pietro a masturbarsi eccitato da quelle nude bellezze. La circostanza è perfino ripresa da Giuseppe Gioacchino Belli in un Sonetto del maggio 1833 che recita:


È tanto bella ch’un signore ingrese
‘Na vorta un sanpietrino ce lo prese
In atto sconcio e co l’uscello in mano
Allora er Papa ch’era Papa allora
Je fece fa cor bronzo la camicia
Che ce se vede ai tempi nostri ancora


Non sono, invece, ancora del tutto noti gli sviluppi successivi all’intervento sulla copia dell’opera del Tiepolo in Palazzo Chigi.




domenica 23 ottobre 2011

Da Caterina a Giulia

È nata! Finalmente è nata la figlia del Presidente francese Nicolas Paul Stéphane Sarközy de Nagy-Bocsa e della modella e cantautrice italiana Carla Gilberta Bruni Tedeschi, ereditiera della fortuna creata del nonno, Virginio Bruni Tedeschi, con gli pneumatici Ceat, marchio venduto a Pirelli negli anni 1970 e che ora sopravvive (peraltro con eccellenti performance) in India, in virtù di un accordo che risale a oltre cinquanta anni fa.
In realtà, non è la prima volta che la première dame di Francia proviene dall’Italia. Il precedente illustre risale a cinque secoli fa, quando la quattordicenne Caterina, figlia di Lorenzo II de' Medici duca d'Urbino e di Maddalena de-la-Tour d'Auvergne, andò in sposa a Enrico d’Orleans, il futuro re Enrico II.
Caterina de' Medici (1519-1589)
Caterina era nata a Firenze nel 1519 e perse molto presto ambedue i genitori, divenendo perciò la sola ereditiera di un’immensa ricchezza. Della sua educazione si occupò uno zio paterno, il cardinale Giulio de’ Medici, futuro papa Clemente VII, il quale fece di Caterina una delle donne meglio educate e più istruite del tempo. Quando Caterina aveva quattordici anni, Clemente acconsentì alla richiesta del potentissimo Francesco I di Francia che voleva darla in sposa a suo figlio Enrico d’Orleans.
Il matrimonio fu celebrato a Marsiglia il 27 ottobre 1533. Per impressionare la potente Corte di Francia, Caterina che era piccola di statura (“piccola e snella, con capelli biondi e sottili, non bella in volto, ma con gli occhi caratteristici a tutti i Medici”) si rivolse a degli artigiani fiorentini che prepararono per lei le prime scarpe con tacchi alti. Caterina rese anche popolare l’uso della gorgiera, un rigido colletto pieghettato di dimensioni appariscenti, divenuto essenziale nel guardaroba, maschile e femminile, del nobile del ‘500 e del ‘600.
Educata nelle più ricche e sofisticate corti dell’epoca, Caterina si trovava a disagio per il cattivo odore che sembra emanasse il suo sposo, poco incline alla cura del suo corpo. Perciò impose a corte l’uso di profumi che faceva arrivare principalmente dalla Germania: introdusse così ai francesi l’eau de Cologne. 
Rilevante l'influenza della tradizione
toscana sulla 'Cucina Francese'
Oltre agli innumerevoli servitori (governante, tre cuoche del Mugello, alcuni pasticceri, un gelataio di Urbino, Ruggeri, in precedenza premiato a Firenze per la creazione del dolcetto gelato, che al banchetto nuziale di Marsiglia stupì tutti con il suo "ghiaccio all'acqua inzuccherata e profumata”), al seguito di Caterina giunsero in Francia tutti gli odori, gli ingredienti e le prelibatezze della Toscana, che oggi fanno grande la cucina francese: la salsa colla (la bèchamel, comunemente ritenuta creazione di Luis de Bèchamel, gran ciambellano di Luigi XIV), la zuppa di cipolle (soupe à l'Oignon), il papero con la melangola (evolutosi nel Canard à l'Orange), la rustica frittata (ingentilita nell’omelette), il fegato farcito (fois en peluche), e tutta una serie di verdure (cardi, scalogni, fave, zucchine, sedano, cipolle, carciofi).
Durante il regno del marito, Caterina si occupò poco di politica. Ma alla morte di Enrico si rivelò madre ‘presente’ di ben tre re di Francia (Francesco II, Carlo IX ed Enrico III) e governante abile e spregiudicata nei burrascosi anni delle guerre di religione (ordinò lei la strage degli ugonotti della notte di San Bartolomeo del 1572, dopo la quale fece celebrare un solenne Te Deum di ringraziamento) e delle estenuanti lotte con la Spagna di Filippo II e l'Inghilterra di Elisabetta I.
Ora non sappiamo cosa il destino riserverà alla piccola Giulia, certo il paragone con il precedente è piuttosto impegnativo. Auguri!

 

domenica 9 ottobre 2011

Il Buon Governo

Nel 1689 John Locke pubblica i “Trattati sul Governo”
Lo Stato moderno, cosi come noi lo conosciamo in Occidente da Locke e Montesquieu in poi, si fonda sulla separazione dei poteri, nel presupposto che un equilibrio tra le diverse funzioni garantisca il buon andamento della Cosa-Pubblica. Chiunque abbia il potere tende ad abusarne fin che non trova un limite – era il pensiero di Montesquieu - e, pertanto, per evitare la possibile degenerazione è stata creata quell’architettura che è lo “stato di diritto” per cui la funzione legislativa, quindi la creazioni delle norme atte a regolare il convivere civile, viene esercitata dal Parlamento; la funzione amministrativa, vale a dire l’applicazione delle leggi, è affidata al governo nelle sue diverse espressioni; la funzione giurisdizionale, quindi il garantire il rispetto delle leggi, viene esercitato dal giudice.
L’esperienza recente del Belgio, tuttavia, ha incrinato tali ‘saldi’ principi. Il paese, infatti, ha potuto vivere quasi 500 giorni senza un governo. La “Macchina Statale” ha lavorato senza problemi, paradossalmente sembra addirittura beneficiando dell’assenza di un governo nel pieno delle funzioni: ha ben gestito il semestre di presidenza della Unione Europea, ha garantito una coerente partecipazione all’intervento militare in Libia, ha perfino visto aumentare, seppur in maniera non eccessiva, il PIL.
Il Belgio, senza governo da quasi 500 giorni 
Il Governo “provvisorio” poteva curare i soli ‘affari correnti’ e garantire la continuità dello Stato. Ciò ha tra l’altro comportato un rigore nella politica di bilancio, in quanto ciascun Ministro non poteva che spendere in ogni mese un dodicesimo di quanto stanziato nel bilancio dell’anno precedente, senza facoltà alcuna di assume nuove iniziative di spesa.
Tale situazione ha perfino giovato all’immagine dei funzionari delle varie amministrazioni: abbandonando l’abituale lavoro ‘dietro le quinte’, finalmente hanno potuto prender su se stessi tutti i meriti del buon funzionamento statale ed assurgere a “guardiani del paese e della prosperità”. Hanno perfino sbloccato situazioni vecchie di anni con realizzazioni che lo stallo politico ha consentito di portare a compimento nell’interesse dei cittadini quali, ad esempio, l’archivio elettronico delle pensioni individuali che il Ministero del Welfare rimandava da anni.
Da Bruxelles giunge ora la notizia che alcuni partiti (otto per la precisione) hanno raggiunto un accordo per la formazione di un governo nel pieno delle proprie funzioni e capacità. Pur senza evocare situazioni a noi più vicine, resta forte il quesito su come la popolazione accoglierà il ritorno a un Governo pieno, dopo l’esperienza di “buon governo” resa possibile proprio dall’assenza di un Governo.


venerdì 30 settembre 2011

Un Nobile

Andrew Jackson, il settimo presidente degli Stati Uniti, era un uomo particolarmente perseverante, testardo. Talmente testardo che i suoi avversari repubblicani, nel corso della campagna elettorale del 1828 che lo porterà alla Casa Bianca, lo sminuivano e, irridendolo, lo presentavano come un asinello. Risale proprio a questi episodi l’adozione dell’Asinello a mascotte, a simbolo (non ufficiale, in verità) del Partito Democratico degli Stati Uniti.
L'Asinello è la mascotte del Partito Democratico
Quantunque eclatante, questo non è che uno dei molteplici esempi in cui l’Asino viene usato per insultare. In molte lingue dare dell’asino è una offesa, anche seria, e ancor oggi le ‘orecchie d’asino’ sono irrisioni efficaci. Claudio Bisio ha perfino recitato in “Asini”, un film in cui ragazzi eccessivamente buoni non riescono a star al passo col tumultuoso divenire della società.
E, invece, pur così denigrato, l’Asino è un animale antico e nobile. Le prime notizie (positive!) risalgono a settemila anni fa, presso le civiltà della Mesopotamia. Dal suo nome semitico (Athon) derivano gli appellativi che ritroviamo in innumerevoli lingue mediterranee ed europee: dal greco ònos al latino asinus, dal tedesco asni all’inglese ass, allo slavo osilu, al francese âne, all’arabo hmar. .
Di natura forte e robusta, ma sobrio e frugale, l’Asino è innanzitutto paziente. Talmente paziente da aver consentito all’uomo, nel corso dei secoli, di trattarlo con una rudezza che non si riscontra in nessuna altra relazione dell’uomo verso animali addomesticati. E ciò nonostante l’Asino abbia collaborato allo sviluppo dell’Uomo.
L'asino domestico svolgeva le stesse mansioni del cavallo, pur rimanendo meno costoso accontentandosi di poco, e per tale ragione i contadini più poveri lo preferivano al cavallo, da cui la denominazione di “cavallo del povero”. Ma l’Asino è stato anche un importante mezzo di trasporto sulle strade di montagne e si rivelerà fondamentale in molte battaglie della Prima Guerra Mondiale.
Un esemplare di Asino Ragusano
L’Asino ha perfino recitato un ruolo rilevante nel Vangelo di Gesù: presiede alla Sua nascita, assumendo addirittura l’onere di scaldarlo nella mangiatoia di Betlemme, e sarà proprio cavalcando un puledro d'asina che Gesù entrerà trionfante in Gerusalemme, mentre una grande folla lo osannava. La stessa folla che qualche giorno dopo lo condannerà alla crocifissione, preferendogli Barabba.
E, ancora, l’Asino ci offre il suo latte. Certamente a fini cosmetici (come non ricordare i bagni in latte d’asina di Cleopatra!) ma soprattutto per l’alimentazione, essendo il suo latte il più simile a quello della femmina dell’uomo. Ippocrate lo raccomandava per ogni tipo di problema (avvelenamenti, intossicazioni, dolori articolari, cicatrizzazione delle piaghe) mentre Georges-Louis Leclerc, il conte de Buffon, naturalista e biologo della Francia del ‘700, lo segnala nella sua Storia Naturale. Ai suoi tempi vennero impiantate a Parigi numerose “stalle asinine”, dove le signore eleganti si recavano per ottenere la preziosa bevanda.
Senza scomodare l’Asino d’oro di Lucio Apuleio o la Bibbia con l’Asinella parlante del mago Balaam, si può ricordare l’Asino Lucignolo, il compagno d’avventure di Pinocchio nel paese dei balocchi.
Insomma, proprio un genuino e Nobile Amico dell’Uomo ora ritiratosi in disparte, in questa nostra epoca eccessivamente rude e sbrigativa, perfino per un essere forte e robusto, ma pur sempre sobrio e frugale!


sabato 6 agosto 2011

Altolà: un antico Charlie Check-Point

Nella Berlino di oggi è certamente tra i luoghi cult più visitati e fotografati. Finti soldati americani e sovietici, per qualche euro, acconsentono a farsi riprendere in compagnia di turisti per testimoniare – seppure in maniera burlesca – il superamento delle tensioni degli anni della guerra fredda. Tale “punto di confine” fa volare la mente agli anni ’60 e ’70 dello scorso secolo e ai mitici scambi di spie (almeno tre) tra i sovietici e gli occidentali, pur se, in verità, tali scambi avvenivano non a Charlie Check-Point ma al Ponte di Glienicker, nei pressi di Potsdam. Celeberrimo quello avvenuto il 10 febbraio 1962 tra Francis Gary Powers, il pilota dell’U-2 abbattuto nei cieli sovietici durante un ‘routinario’ volo di “raccolta di informazioni”, ed il colonnello del KGB Rudolf Ivanovich Abel, nota spia sovietica.
Charlie Check-Point di Berlino: oggi un'attrazione turistica
Tali ‘pratiche’ furono anche celebrate nel 1966 in “Funerale a Berlino”, un pregevole film inglese di spionaggio con Michael Caine.
Nel passato, tuttavia, anche noi abbiamo avuto il nostro Charlie Check-Point: era sul fiume Panaro, in Emilia, ove per secoli è corso il confine tra lo stato pontificio e il ducato degli Estensi. Si chiama Altolà.
Oggi Altolà è una piccola frazione del comune di San Cesario sul Panaro, in provincia di Modena, proprio a ridosso del ponte sull’affluente del Po. Poco distante sorge un caseggiato sul quale ancora oggi troneggia la scritta “Guardone”, che ci piace credere esser esclusivamente la sede del corpo di guardia. Dal lato dello stato pontificio, invece, il primo centro che si incontra è California, anzi la California, come si dice da quelle parti, in maniera evidentemente più rispettosa dell’etimologia latina “calida forma”, zona calda,  rinomata per la produzione di talune varietà di frutta di eccellente qualità.
La storia non ci ha tramandato epici scambi di spie, e neppure di umili prigionieri, avvenuti ad Altolà. La letteratura, invece, ci racconta attraverso la penna di Alessandro Tassoni della “Secchia rapita”, il furto di una secchia da pozzo rapita dai modenesi durante un conflitto con i bolognesi.
Al contrario, resta tutt’oggi assai vivace la rivalità tra le donne di Altolà e quelle della California, quindi tra le discendenti del ducato degli Estensi e quelle dello stato pontificio. Non è chiaro se tale conflitto secolare risalga alla Secchia rapita di Tassoniana memoria, ovvero alla contesa per qualche milite in servizio nel caseggiato detto “Guardone”.

domenica 24 luglio 2011

Un’Emozione

Appartengo a una generazione per la quale la “Sinfonia dal Nuovo Mondo” è una mirabile composizione di Dvorak e l’orchestra sinfonica è la Filarmonica di Berlino diretta da von Karajan.
Dovevo ancora imbattermi in Tsung Yeh e, soprattutto, in Zhang Haochen!
Mi era stato insegnato che il primo violino accoglieva e rappresentava l’Orchestra di fronte al Maestro e mai avrei pensato di assistere alla stretta di mano tra il Direttore d’Orchestra – il Grande Maestro Tsung Yeh – e il “primo Gaohu”, maestro Li Bao Shun.
Risale al 1104 la prima notizia sul Gaohu
Il concetto stesso di orchestra, nella cultura musicale asiatica è piuttosto recente, al massimo può andar indietro di cento anni. In precedenza erano ‘ensemble’ di pochi musicisti che suonavano, facendo vibrare corde di seta il cui suono veniva poi amplificato in casse di bambù, e più raramente di legno. E da mille anni gli strumenti sono il Gaohu, l’Erhu, lo Zhonghu, il Liuqin, lo Zhongruan: strumenti impossibili da suonare “senza che il cuore e la stessa mente siano aperti”.
Oggi si è affermato anche in Asia il concetto di orchestra, ma con strumenti della tradizionane orientale e con composizioni che devono esser scritte per tali strumenti, oppure esser arrangiate e adattate alla musica di tali strumenti a due o tre corde (nel passato di seta, oggi metalliche o miste) che si caratterizzano per una diversa lunghezza del manico, ma soprattutto per la diversa grandezza della cassa, spesso in bambù.
Eric Watson, un compositore britannico trapiantato a Singapore, ha creato proprio per tali strumenti una “Terra sotto il vento”, sensibilissima rappresentazione, al cuore prima ancora che alle orecchie, delle emozioni e dei suoni che possono suscitare l’atmosfera di Sabah e la vista del Monte Kinabalu (nel Borneo malesiano). Tali strumenti, cosi apparentemente lontani dai nostri, riescono a riprodurre i suoni, le emozioni, le sensazioni, le atmosfere che Joseph Conrad e W. Somerset Maugham hanno saputo descrivere nei loro libri ma che ora è possibile rivivere nella drammaticità maestosa della celebre Rapsodia del Fiume Giallo (colonna sonora di tanti film con ambientazione asiatica) nella sapiente interpretazione del Maestro Tsung Yeh e delle magiche affusolatissime mani del pianista Zhang Haochen.
Zhang Haochen
Zang Haochen ha solo 21 anni, ma è già un grandissimo del pianoforte. È straordinaria l’emozione che è capace di trasmettere attraverso le sue interpretazioni sia di melodie asiatiche sia di composizioni europee. La grandezza di quest’Artista stride terribilmente con il suo atteggiamento, quasi impacciato: un grande e già maturo talento si è incarnato in un corpo ancora troppo giovane.
Certamente grato per l’opportunità unica di aver potuto vivere direttamente un’emozione nuova e profonda, tuttavia il “vecchio Europeo” appena rincasato è tornato a Bach e Vivaldi, Beethoven e Wagner.

 
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domenica 17 luglio 2011

Da Aux Villes d'Italie alla Central Retail Corporation

Il 1917 fu un anno davvero difficile, il quarto della ‘Grande Guerra’. Certo Ungaretti compose “Mattina”, una tra le sue più celebri poesie, e la Madonna fece la prima apparizione a Fatima. Ma fu anche l’anno di Caporetto e della Rivoluzione russa.
In quello stesso anno, i fratelli Romualdo e Senatore Borletti rilevarono un grande magazzino di Milano, Aux Villes d’Italie, evoluzione di successo del piccolo negozio creato da Ferdinando Bocconi nel 1865 in via Radegonda, che proponeva solo abbigliamento pronto moda.
Ferdinando Bocconi
I Fratelli Borletti erano abbastanza vicini a Gabriele D’Annunzio e, infatti, saranno tra i principali finanziatori della ”Impresa di Fiume”. Essi collezionavano manoscritti del Vate, sebbene spesso a loro insaputa ‘apocrifi’ giacché il Poeta, sempre attento al lucro, faceva redigere copie dei suoi manoscritti al figlio Gabriellino che aveva imparato alla perfezione la calligrafia barocca del padre. I Borletti affidarono proprio a D’Annunzio la creazione del nome da attribuire alla loro nuova attività, un nome che potesse rappresentare immediatamente l’idea del rilancio dell’azienda e che rievocasse anche le speranze di una nuova Italia.

Il Vate, per poche migliaia di lire (dell’epoca), diede fondo a tutte le sue risorse creative e generò il nome “La Rinascente”, accompagnato dal motto “L'Italia nova impressa in ogni foggia”.
Peraltro, a tale nuovo nome fu associato un ulteriore significato dopo il dramma della notte di Natale 1918, il primo di pace, quando un corto circuito mandò a fuoco il Grande Magazzino appena rinnovato, obbligando i Borletti ad una nuova ‘rinascita’.
Un Poster realizzato da Marcello Dudovich
Con gli anni La Rinascente divenne un’azienda di grande successo e prestigio che, sospinta dalle campagne pubblicitarie di Marcello Dudovich, velocemente estese la sua presenza anche in altre città italiane. Nel 1928, inoltre, fu introdotto l’Upim, un magazzino a prezzo fisso, con prodotti che andavano da una a quattro lire, proprio per coprire anche un segmento di mercato meno sofisticato. Bisognerà, invece, attendere gli anni ’60 perché la diversificazione tocchi anche i generi alimentari, con l’apertura dei Supermercati Sma.
Il Gruppo La Rinascente era diventato non solo l’ammiraglia della grande distribuzione in Italia, ma costituiva anche un ricco asset, tale da interessare, con fasi altalenanti in verità, la famiglia Agnelli. Negli ultimi trent’anni la proprietà del Gruppo è passata varie volte di mano, senza mai perdere però l’appetibilità che deriva dalla sua storia di successo, dal suo nome, dalla sua articolazione.
Ecco, quindi, le ragioni dell’acquisto della Rinascente da parte della tailandese Central Retail Corporation: il gruppo – colosso particolarmente attivo nella grande distribuzione, nell’ospitalità e nell’immobiliare, con ricavi nel 2010 per 3,5 miliardi di dollari – per 260 milioni di euro (il prezzo fissato per l’acquisto) sarà in grado di avvalersi anche della Rinascente e del “made in Italy” per realizzare la propria strategia di espansione in Asia.
Sembra, peraltro, ripetersi la storia di Ferdinando Bocconi: la Central Retail Corporation data l’inizio della sua attività al 1947, quando il fondatore Tiang Chirativat aprì un negozio nel quartiere cinese di Bangkok.

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