sabato 13 aprile 2013

Cent'anni, ma sembra oggi

Ricorre proprio in questi mesi il centesimo anniversario – un secolo – dell’alleanza tra i liberali di Giovanni Giolitti e i cattolici dell’Unione Elettorale Cattolica di Vincenzo Gentiloni.
Agli inizi del ‘900, nonostante fossero passati diversi decenni dalla “presa di Roma”, vigeva ancora il “non expedit” (non è conveniente, non è opportuno) di Pio IX che impediva ai cattolici di partecipare attivamente alla vita politica italiana. Anche quegli anni, tuttavia, erano intensi e complessi tanto che i cattolici vicini a Gentiloni vedevano di buon occhio un’alleanza con i liberali di Giolitti, al fine di contrastare l’avanzata socialista, marxista e anarchica. Lo stesso Pio X sembrava favorevole a tale orientamento che, peraltro, ben si inseriva nel solco da lui stesso tracciato solo pochi anni prima e culminato nella scomunica del “modernismo” attraverso l’enciclica Pascendi dominici gregis.
Giovanni Giolitti
ha dominato la scena politica italiana per quasi trent'anni 
Da parte sua, Giolitti doveva ricambiare ai socialisti l’appoggio ricevuto in occasione della guerra contro la Turchia per la conquista della Libia e, infatti, fece approvare la concessione del suffragio universale maschile, introdotto con una apposita riforma del sistema elettorale: sembrava che ci fossero tutte le premesse perché nelle imminenti elezioni i socialisti di Leonida Bissolati potessero vincere e conquistare il governo del paese.

In tale contesto maturò l’alleanza tra Giolitti e Gentiloni – tra liberali e cattolici – per conservare il governo del paese e bloccare sul nascere ogni ambizione governativa dei socialisti.
Il partito liberale mise a disposizione dei cattolici un numero significativo di collegi “sicuri”. Nel contempo, a Vincenzo Gentiloni fu consentito di verificare che i candidati liberali promettessero di fare propri i valori "irrinunciabili" e, parallelamente, di negare il proprio sostegno a leggi ritenute antitetiche. L’alleanza, peraltro, era facilitata dal sistema elettorale che, basato sull’uninominale maggioritario, affievoliva il vincolo di appartenenza a un partito, consentendo ai candidati di sottoscrivere l’«Eptalogo» - i sette punti irrinunciabili - che permetteva anche ai candidati liberali di assicurarsi il voto cattolico.
Papa Pio X
 favori' l'ingresso dei cattolici nella politica italiana
Ma quali erano tali sette punti da sottoscrivere? La difesa delle garanzie in tema di libertà di coscienza e di associazione; la salvaguardia dell’istruzione privata (cattolica), anche in presenza del pur necessario incremento dell’istruzione pubblica; garanzia dell’insegnamento religioso anche nelle scuole pubbliche; assoluta opposizione al divorzio; uguaglianza delle organizzazioni economiche e sociali, indipendentemente dai principi sociali o religiosi che le ispiravano; graduale riforma degli ordinamenti tributari e di giustizia nei rapporti sociali; politiche di sostegno alle forze economiche atte a incrementare l’influenza italiana sulla scena internazionale.

Il “Patto”, va sottolineato, fu concluso in maniera informale, tanto che, di fronte ad accuse di aver "ceduto" ai cattolici, Giolitti arrivò a negare l’esistenza del patto stesso che, comunque, risultò non accetto tanto alle correnti più liberali dei giolittiani quanto a taluni cattolici, come ad esempio don Sturzo, che ritenevano i tempi ormai maturi per una partecipazione piena dei cattolici alla vita politica attraverso un proprio partito cattolico.
I risultati delle elezioni del 1913 diedero ragione al Patto: i liberali raccolsero il 51 % dei suffragi, vedendo eletti 260 parlamentari, di cui ben 228 avevano sottoscritto l’Eptalogo”. I socialisti videro aumentare la propria rappresentanza parlamentare ottenendo 58 seggi meno, quindi, dei 78 radicali ma più dei 34 cattolici, dei 21 riformisti e dei 5 nazionalisti.
Era nata la “convergenza” tra il movimento risorgimentale e la corrente cattolica: fatti di cento anni fa, ma sembra di leggere i giornali di oggi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Carp Massimiliano,
ricevete, prego, le mie congratulazioni per la genuina comparazione della situazione politica in Italia di oggi con quella che esisteva cento anni fa
Cordiali saluti
Silvio D.