domenica 3 aprile 2011

Una Nobile Eredità del Risorgimento

Le celebrazioni dei 150 anni della riunificazione dell’Italia consentono di ricordare una grande Organizzazione Internazionale che fu creata proprio a seguito della più cruenta battaglia del Risorgimento.
Jean Henri Dunant, un facoltoso uomo d’affari svizzero, intendeva incontrare Napoleone III – in Italia alla guida della campagna franco-piemontese contro l’Austria – per rappresentargli direttamente talune lamentele sulla burocrazia coloniale francese che ritardava un suo progetto di sviluppo nel Nord Africa francese.
Per tale ragione Dunant ebbe la ventura di recarsi a Solferino subito dopo la battaglia del 24 giugno 1859: lo scontro fra i 230 mila combattenti era stato feroce e le perdite complessive – circa quarantamila vittime, tra morti e feriti – furono superiori perfino alla battaglia di Waterloo, l’epilogo di Napoleone Bonaparte.
Nel suo “Un Souvenir de Solferino” Dunant rievocherà quelle emozioni. “Nella chiesa di Castiglione delle Stiviere sono stati depositati, a fianco a fianco, uomini di ogni nazione: francesi, austriaci, tedeschi, slavi. Regna l'odore del sangue e della cancrena. Giuramenti, bestemmie che nessuna espressione può rendere, risuonano sotto le volte del santuario. Mi diceva qualcuno di questi infelici: "Ci abbandonano, ci lasciano morire miseramente, eppure noi ci siamo battuti bene”.
Henri Dunant, messe da parte le sue preoccupazioni imprenditoriali, prese allora l'iniziativa di organizzare la popolazione civile, soprattutto le donne e le ragazze, per fornire assistenza ai soldati feriti e malati, senza riguardo alla loro parte nel conflitto, seguendo il motto "Tutti Fratelli". Per aiutare i feriti, egli arrivò a sollecitare al segretario personale di Napoleone III il rilascio dei medici austriaci fatti prigionieri. (In effetti, dieci giorni dopo la battaglia ciò avvenne, sebbene non solamente per la richiesta di Dunant). 

In omaggio al suo paese – la Svizzera, “neutrale” da sempre - Dunant pensò che la giusta bandiera del nascente nuovo Organismo potesse esser quella svizzera, ma a colori invertiti, quindi una croce rossa in campo bianco. Nasceva così la Croce Rossa: una Organizzazione “imparziale, neutrale e indipendente con la finalità esclusiva di proteggere la vita e la dignità delle vittime di conflitti armati o di altre situazioni di violenza, fornendo loro assistenza”.

Per tale creazione Henri Dunant fu anche insignito del Premio Nobel per la pace, alla prima edizione nel 1901.
Col tempo, in omaggio alla cosiddetta e dominante “correttezza politica”, la Croce Rossa ha adattato il proprio simbolo: è stata così aggiunta la “Luna Crescente Rossa”. Non è mai stato realizzato, invece, neppure un gemellaggio con la “Svastica Rossa” buddista. Comunque, sono rimasti immutati lo spirito e l’azione della Croce Rossa a favore dei deboli e dei soccombenti.

domenica 20 marzo 2011

17 Marzo: l’Auspicio di un Grande Italiano di Oggi

Ho avuto l’onore di ricevere questo messaggio che mi fa piacere render pubblico e condividere.

A voi e alle vostre famiglie buon compleanno come ITALIANI.
Io sono siciliano, mia moglie è veneta, due miei figli sono nati a Milano ed il terzo a Ginevra. Ho fatto l'infanzia ad Agira, il liceo a Catania, l'università a Torino, mi sono sposato a Torino, ho lavorato a Torino e a Milano, ho girato il mondo per il mio lavoro e poi son tornato in Italia. Nel mio lavoro ho contribuito allo sviluppo economico e sociale del mio paese, creando col mio team manageriale e con la società che ho diretto (meglio dire con la società che ho inventato, perché era morta e l'ho resuscitata ) 10.000 posti di lavoro in Italia - metà al sud e metà al nord - ho dimostrato che si può fare alta tecnologia nel sud Italia, a Catania a Palermo a Napoli e a Lecce. Ho continuato a servire il mio Paese come Vicepresidente di Confindustria creando la piattaforma più avanzata per la ricerca privata della storia repubblicana, adottata dal governo Prodi nel 2007 - per poi essere congelata e sterilizzata dal governo Berlusconi - mi batto per una cultura ed una politica in Italia del risparmio e dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per risolvere la  sfida energetica nei prossimi 30 anni. Mi piace la buona tavola, adoro la mia famiglia e più di tutti i miei nipotini, mi commuovo quando leggo i Sepolcri o sento l'inno di Mameli o guardo la Cappella Sistina, o uno delle migliaia di monumenti e capolavori creati nel nostro paese in 3000 anni di storia, mi piace ammirare le belle donne, sono pigro nella cura del mio corpo (son grasso da far schifo), mi sento parte delle tragedie che colpiscono l'umanità, come oggi in Giappone, mi sento responsabile delle miserie e delle povertà nel mondo perché non faccio abbastanza per combatterle, ... sono fiero della nostra storia , della nostra cultura delle nostre ricchezze umane, ...delle nostre campagne....dei nostri scienziati... dei nostri contadini....degli insegnanti e degli operai e degli impiegati che tirano la carretta con dignità.........
Insomma sono ITALIANO.
L'Italia di oggi è in crisi economica, sociale e sopratutto etica.
Il Paese è guidato da anni da una classe politica incapace, dove spesso si trovano individui che fanno solo i propri interessi se non addirittura corrotti o persino condannati per reati vari compresi delitti di mafia. Una grande quantità di cittadini è ipnotizzata da incantatori di serpenti e accetta tutte le frottole che vengono scodellate. Molti altri si sono arresi e accettano tutto come una fatalità.
Ma l'Italia ce la farà. Sarà un processo lungo, che durerà forse 15 anni - o meno se c'è un forte sussulto di dignità e di ribellione - ma ce la farà.
Buon compleanno ITALIA!

Pasquale

sabato 5 marzo 2011

Bali Chiude !


Hari Nyepi, ricorrenza del Nuovo Anno Hindu Icaka 1933, cade quest’anno il 5 marzo. La giornata è totalmente dedicata al silenzio, alla meditazione, alla tranquillità, anche mediante la pratica del digiuno e, per i più ortodossi, del silenzio assoluto. La ricorrenza è particolarmente sentita nell’Isola di Bali, la piccola isola indù nell’immenso arcipelago musulmano dell’Indonesia.  
Al fine di favorire tale pratica, le autorità dell’isola dispongono, per l’intera giornata e fino alle prime luci dell’alba del giorno successivo, il divieto di illuminazione e di accender fuochi. Inoltre, sono sospese tutte le attività lavorative, compreso il mercato, e ogni luogo di ristoro o di divertimento resta chiuso. La popolazione rimane in casa e le strade dell’Isola restano completamente deserte, essendo anche la circolazione vietata. Per l’intera giornata non deve esser udito alcun suono di radio o voce di televisione. Perfino i turisti hanno facoltà di muoversi esclusivamente all’interno degli alberghi ove alloggiano, senza tuttavia poter accedere alle spiagge o al mare: potranno solo usufruire delle piscine dell’albergo.

 Anche l’aeroporto, cancellati tutti i voli in arrivo e in partenza, riduce le attività ai soli voli in transito, con l’obbligo per i pochi passeggeri di non uscire dall’aeroporto. Naturalmente lo stesso fermo è disposto per i porti ove nessun natante potrà uscire o entrare.
Gli unici a cui è consentito circolare (oltre beninteso ai mezzi di soccorso per le emergenze, comunque ridotte al pericolo di vita ed ai parti) sono i Pecalang, i tradizionali guardiani a cui è demandato il controllo dell’effettivo rispetto delle disposizioni impartite.
La magia di Bali ha attratto nei decenni una folta comunità straniera che vive sull’Isola, godendone dell’incantesimo. Anche loro osservano scrupolosamente le disposizioni concernenti il Nyepi, mettendo in pratica il rispetto per i costumi e le tradizioni degli indigeni e l’armonia che si respira in ogni angolo ed in ogni gesto balinese. L’indomani tutta la popolazione, indigena e immigrata, si ritrova per chiedersi reciprocamente perdono e per la celebrazione di pratiche religiose.
Nyepi, allora, non è la “chiusura di Bali”, ma piuttosto un esempio di armonia e rispetto che anche noi dovremmo praticare e non solo ammirare con l’occhio distratto del turista.

sabato 19 febbraio 2011

Leggere e Interpretare i Numeri

Sebbene ampiamente prevista, ha suscitato ampio scalpore la notizia che la Cina, nel 2010, ha superato in prodotto interno lordo il Giappone ed è divenuta la seconda economia mondiale. In termini nominali, infatti, il PIL della Cina, pari a 5.878 miliardi di dollari, ha superato i 5.474 miliardi di dollari del PIL giapponese, pur restando ben distante dai 14.870 miliardi di dollari degli Stati Uniti che, quindi, producono ancora quasi un quarto della ricchezza mondiale.

Si può, tuttavia, facilmente obiettare che tale particolare rilevazione non tiene conto di importanti fattori che vanno oltre la pura economia. Sembrerebbe, quindi, più coerente valutare più che la ricchezza nominale di un determinato paese, la possibilità di ciascun cittadino di godere di tale ricchezza, considerando, quindi, il reddito procapite. In tal caso, la Cina con 7.518 dollari procapite, si colloca al 92mo posto al mondo, quindi a livelli simili a paesi quali la Bosnia, El Salvador, l’Albania e ben lontano, non solo dagli oltre 80mila dollari procapite del Qatar e del Lussemburgo, o dai 57mila dollari procapite di Singapore (terzo paese al mondo), ma anche dai 47mila dollari procapite degli Stati Uniti (sesto), dai 34mila dollari procapite del Giappone (ventiquattresimo), dai 29mila dell’Italia (ventisettesimo).
Ma anche un altro aspetto peculiare va considerato: il PIL è definito come il valore dei beni e dei servizi prodotti in un determinato paese. Esso, quindi, comprende e cresce anche grazie ad attività per loro natura non positive (inquinamento, costi sociali, danni ambientali, perfino attività criminali o programmi televisivi che enfatizzano la violenza), escludendo una serie di rapporti economici “gratuiti” (per esempio quelli interni alla famiglia o legati al volontariato) e non tenendo in nessun conto la qualità della vita, la considerazione per l’ambiente, il rispetto dei diritti umani, la soddisfazione per la propria vita, la stessa sostenibilità della crescita.
In sostanza, più che appassionarsi a considerazioni che riducono questi temi a banali tornei sportivi per i quali si compilano graduatorie improbabili, sembra ben più opportuno sviluppare sensibilità e attenzioni (e se proprio lo si desidera, anche stilare graduatorie e classifiche) che considerino innanzitutto la sostenibilità dello sviluppo, la qualità della vita, perfino la felicità delle persone. Insomma, considerare innanzitutto tutto ciò che rende la vita degna di esser vissuta.




sabato 12 febbraio 2011

Ambasciatore del Made in Italy

La prematura scomparsa del padre ha infranto il sogno di Bista Giorgini di diventare Ambasciatore, ma ha dato all’Italia il pioniere degli “Ambasciatori del made in Italy”.
Giovan Battista Giorgini, detto Bista, era nato a Forte de Marmi nel 1898 da una antica famiglia di Lucca. La scomparsa del padre lo obbliga ad occuparsi delle cave di marmo di famiglia e a trasferirsi a Firenze, ove avvia un’attività di esportazione. Egli, tuttavia, vive tale imprevista situazione come una alternativa valida alla diplomazia, visto che gli permette di viaggiare e di promuovere il genio italiano nel mondo.
Bista si reca, quindi, negli Stati Uniti col duplice obiettivo di comprendere i gusti e le esigenze di quel mercato ma, soprattutto, per far conoscere i prodotti "made in Italy". 

La sua attività in rapida crescita - oltre alla promozione dei prodotti italiani in Nord America, apre a Firenze “Le Tre Stanze”, boutique dell’artigianato statunitense – viene bruscamente fermata dalla spaventosa crisi del ’29.
Particolarmente sensibile a ogni novità, Giovan Battista Giorgini racchiude nella sua personalità diverse qualità atte a garantirgli successo: è un imprenditore, colleziona antiquariato, diviene anche stilista. Con una forte capacità di precorrere i tempi, è lui ad indicare ai fornitori le modifiche da apportare o i colori da valorizzare. Per primo introduce in Italia le forme da scarpe americane e intuisce l'importanza dell'abbigliamento per il tempo libero.
Ma Bista è sopratutto un abilissimo uomo di pubbliche relazioni: grazie alle sue origini ed alle amicizie acquisite, conquista nuovi clienti con eleganti serate mondane nella sua casa di Firenze. Nei saloni arredati con mobili d'epoca e oggetti d'arte, ricrea atmosfere che per i suoi ospiti stranieri diventano un piacere irrinunciabile. Sostiene la sua attività con balli, concerti ed eventi, anticipando una condotta solo oggi divenuta pratica comune.
Nel 1947 organizza al Museo di Arte Moderna di Chicago la mostra "Italy at work" ove presenta il meglio della nostra produzione tra artigianato e arte: vetri di Murano, ceramiche, paglie, tessuti, pelletteria.
Ma è il 12 febbraio 1951 che, nella sua casa fiorentina (Villa Torrigiani in Via dei Serragli) Bista Giorgini realizza il "First Italian High Fashion Show". Ne prendono parte dieci sartorie (Antonelli, Carosa, Fabiani, Marucelli, Noberasco, Schubert, Simonetta, Sorelle Fontana, Vanna, Veneziani) e quattro boutique (Emilio Pucci, Baronessa Gallotti, Avolio e Bertoli).
Il successo è immediato e la quantità degli ordini supera ogni aspettativa. La seconda manifestazione si tiene al Grand Hotel davanti a trecento compratori e giornalisti. Nel luglio dell'anno successivo la manifestazione approda alla Sala Bianca di Palazzo Pitti.
Era nata l’Alta Moda Italiana…

domenica 23 gennaio 2011

Sandokan È Tornato


Coloro che ritenevano la pirateria un fenomeno superato o, più che altro, un frutto della fantasia di scrittori creativi devono ricredersi: nel 2010 ben 53 navi sono state sequestrate e addirittura 1.181 sono stati i marinai catturati. Le zone più pericolose restano le acque al largo della Somalia e il canale del Mozambico. Ma sono gli Stretti dell’Indonesia a detenere il primato delle rapine a mano armata: nel solo anno appena concluso, sono state trenta le navi abbordate, nove gli attentati sventati, mentre un vascello è stato dirottato.
Insomma, siamo al ritorno di Sandokan!
E giustamente! Cade, infatti, quest’anno il centenario della scomparsa di Emilio Salgari che - “seguendo il rituale malese”, come scrissero i cronisti dell’epoca - si diede la morte il 25 aprile 1911.
Il prolifico e fantasioso scrittore era nato a Verona il 21 agosto del 1862 da una famiglia di piccoli commercianti. Seguì i corsi del Regio Istituto Tecnico e Nautico "P.Sarpi" di Venezia, senza però mai completare gli studi.
Emilio Salgari amava raccontare di aver provato “emozioni non comuni e non comprensibili per chi sta comodamente seduto a casa sua. Dopo aver navigato sulla topaia chiamata Italia Una, ho viaggiato molto, arrivando fino allo stretto di Bering. Ho visto il mondo fumando una montagna di tabacco. In un viaggio stetti sei mesi in navigazione, con una sola fermata a Ceylon, perché crivellato dai rosicanti”.

In realtà, l’esperienza marinara di Salgari si limita a poche settimane nell’Adriatico, a bordo della “Italia Una”, di cui egli era solo un passeggero, forse neppure troppo gradito.
Gli psichiatri gli hanno diagnosticato una mitomania sfociata nella paranoia: si immedesimava a tal punto nelle sue opere da raccontare al suo medico di aver contratto le febbri in India, oppure da raccomandare ai propri figli, nelle passeggiate sulla collina torinese, di accertarsi che dietro ai cespugli non ci fossero tigri nascoste. Straordinaria, poi, la sua firma nelle lettere alla fidanzata: “il tuo selvaggio malese”.
Questo “impavido scorritore di tutti gli oceani” (G. Arpino) era in realtà un attento lettore di testimonianze di viaggi autentici ed uno straordinario studioso di carte geografiche. Sandakan è il nome di una città dell’estremo oriente del Borneo malesiano, mentre Labuan è un’isola (oggi centro finanziario off-shore) al largo della medesima regione. Resta il dubbio su Montpracen, il covo dei Tigrotti di Sandokan. Ma le carte geografiche di fine ‘800 riportavano questo isolotto sulla costa orientale di Sabah (poi sparito, travolto dalla forza dell’Oceano oppure per una più scientifica elaborazione delle carte): anche questa circostanza conferma il metodico studio del prolifico scrittore.
Stroncato dalla malattia della moglie ed in perenne disagio economico, Emilio Salgari si toglie la vita il 25 aprile 1911. Tra le altre, indirizzerà una lettera ai suoi editori: “a voi che vi siete arricchiti con la mia pelle mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche più, chiedo solo che, per compenso dei guadagni che io vi ho dato, pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna".



.



domenica 9 gennaio 2011

Capodanno Esotico ?


Marrakech è senza dubbio tra le destinazioni mondiali più sofisticate ed esotiche.
Certamente alla sua fama contribuisce la storia millenaria di questa antica capitale imperiale che, ancora oggi, plasma ogni aspetto della vita della città. Ecco la Koutubia, perfetta gemella della torre campanaria della cattedrale di Siviglia, memoria del tempo in cui ambedue le città erano parte del medesimo impero, culturale e religioso, prima ancora che politico. E poi il Palazzo di Bahia, eccellente esempio di un’architettura ricca, geometricamente perfetta, ma anche rappresentativa della vita quotidiana del Signore del luogo. E poi le Tombe Saadite, di una bella ricchezza barocca, che dimostrano, attraverso la rispettosa vicinanza delle tombe musulmane, ebraiche e cristiane, come il passato sia stato assai più integrato e tollerante della nostra “civilissima” epoca.

E poi Marrakech è la cucina – orgogliosamente mediterranea – forse il miglior esempio di integrazione di gusti, di sapori, di colori.

Ma Marrakech è soprattutto l’atmosfera che si respira: è la piazza Jamaal el Fna (quella del film di Hitchcock “L’uomo che sapeva troppo”) con la sua variegata animatissima umanità: dall’incantatore di serpenti al cantastorie, al venditore di improbabili denti, fino alla miriade di cibi e bevande tra i più eccessivamente “naturali”. È il misterioso schiudersi, dietro portoni quasi anonimi, di sontuosi giardini allietati dalla musica di fontane, corti ove troneggia la perfezione di decorazioni geometriche e floreali.

E poi Marrakech è l’oziare in piscina, baciati dal caldo sole predesertico, ammirando la neve sui vicini monti dell’Atlas. È la magia del suk, intricatissima rete di migliaia di viuzze e passaggi segreti, ove la negoziazione del prezzo è un obbligo e dove gli antichi saperi sopravvivono ai valori della modernità. È il verde rigoglioso degli ulivi e delle palme che sposa perfettamente il caldo rosso mattone di ogni costruzione. È il “bel mondo” internazionale che vi si dà convegno per apprezzare e accrescere la raffinata sofisticatezza di un lusso caldo e sensuale.

Insomma, Marrakech è il luogo migliore ove salutare il vecchio anno che se ne va via e il Nuovo Anno che tutti ci auguriamo sereno, ricco di belle sorprese, foriero di realizzazioni importanti.

Auguri!!!