Ma, come sostiene Giovanni F. Bignami, l’importante per avere il merito di una grande scoperta è essere l’ultimo a farla, non il primo. Infatti, è comunemente accettata la tesi che non era la prima volta che l’America veniva scoperta: molte civiltà marinare erano già sbarcate in America, lasciando numerose tracce quali monete, statuette, tombe e, perfino, una nave.
Cadelo dimostra come i Romani possedessero le conoscenze scientifiche e le basi teoriche necessarie per oltrepassare le Colonne d’Ercole. Grandi Navigatori, essi commerciavano ben oltre i confini dell’Impero, fino all’India, alla Cina, all’Indonesia. Secondo la vulgata le loro esplorazioni giunsero fino al Pacifico. Ad Occidente navigarono lungo le coste atlantiche dell’Europa, fino alle Orcadi, all’Islanda ed oltre. In Africa sono state trovate tracce della presenza romana nello Zimbabwe e lungo le coste orientali.
Plutarco scrive che «a cinque giorni di navigazione dalla Britannia, verso occidente, ci sono isole e dietro di loro un continente», mentre Plinio nota «che tutto l’Occidente al di fuori delle colonne d’Ercole è ormai osservato ed esplorato».
Ma i Romani non furono i soli a giungere nel Nuovo Continente: la genetica fornisce prove della presenza in America dei Polinesiani, mentre l’archeologia e la letteratura confermano presenze cinesi ed indiane.
Ed anche sul perchè di tutto ciò non ci sia traccia prima di Cristoforo Colombo Elio Cadelo fornisce una importante spiegazione: le rotte erano segretissime e le mappe non venivano diffuse poiché in esse risiedeva un enorme valore economico. I proprietari potevano, infatti, ottenere l’esclusiva per importazioni di prodotti provenienti da terre lontane e sconosciute.
Insomma, la conoscenza quale passaporto per la ricchezza.
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