domenica 22 novembre 2009

Un Futuro per l’Europa ?

Ha suscitato più di qualche perplessità la decisione dei leaders europei di scegliere personalità certamente rispettabili, ma di non straordinario carisma e levatura internazionale, per le nuove figure di Presidente del Consiglio europeo e di Alto Rappresentante Ue per gli affari esteri.
Ma questa è l’Europa dei nostri giorni!
Sono nato nel decennio in cui la visione di Statisti del calibro di Schuman, Adenauer e De Gasperi hanno superato secoli di divisioni profonde e terribili guerre e cominciato a “mettere in comune” le (poche) risorse per donare al Vecchio Continente un futuro all’altezza della propria storia e del proprio patrimonio culturale e di civiltà.
Sono poi cresciuto nella certezza che sarei morto europeo. Il processo di integrazione procedeva spedito. Dopo la realizzazione del Mercato Comune, sembravano assolutamente a breve portata di mano nuovi e più ambiziosi traguardi in tema di moneta unica e addirittura di politica estera e di difesa comune.
Tale processo ha, tuttavia, incontrato due ostacoli fin’ora insormontabili: la tenace opposizione di tutti i contrari, europei ed extraeuropei, alla realizzazione di una integrazione piena, propendendo costoro per una visione più mercantilistica, per un’Europa mera gigantesca e ricca area di libero scambio.
La Caduta del Muro, inoltre, con la necessità di farsi carico di tutte le responsabilità nei confronti dei paesi e dei popoli che uscivano dall’esperienza del comunismo ha inferto il decisivo stop ad ogni più ambizioso progetto. Il dilatarsi dell’Unione verso Est ha reso oggettivamente lento e disomogeneo il processo di integrazione.
La ‘geometria variabile’ che caratterizza l’Europa di oggi è figlia di questi ultimi venti anni e, probabilmente, ben congeniale per chi non desidera una integrazione piena dei paesi europei. Oggi l’Europa è il più grande e notevolmente ricco mercato comune al mondo, con Eurolandia quale zona a maggiore integrazione, ma è ben lungi dall’esser un Attore politico primario sulla scena internazionale. Resta di grande attualità la cinica ma reale domanda di Kissinger: ”Chi chiamo se voglio parlare con l’Europa?”
Sono, tuttavia, fermamente convinto che l’Europa tornerà ricca (in verità lo è tuttora!) e potente. Ma sarà un’altra Europa, frutto del processo di integrazione dei popoli in corso che produrrà la nuova Europa. Essa tornerà ad esser primario Attore globale, non solo sotto il profilo economico. Ma si tratterà di un’Europa diversa dalla nostra, non necessariamente peggiore e culturalmente inferiore, ma che certamente io non vedrò.

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