sabato 14 novembre 2009

L’Apparenza

L’Apparenza è un tema assai caro a Milan Kundera, ma più ancora è una delle icone della nostra epoca effimera: nessuno vi ride - direbbe André Suarès - perchè tutti vi recitano.
Nell’apparire si ritrovano tutte le qualità della farsa: il carattere popolare, la comicità buffonesca, le azioni veloci ricche di intrighi, equivoci e colpi di scena fugaci. Ma, soprattutto, l’incosapevolezza di essere l’intermezzo di spettacoli seri.
Basta osservare il cast. Spicca il professionista insopportabile, il travet trafelato, il sedicente distinto-distaccato, l’uomo vissuto, le estasiate professioniste della posa, il gaudente che stoicamente gusta un pezzo di polistirolo scambiato per cioccolato bianco, l’ardito settantenne che si esibisce alle percussioni, l’elemosiniere del regalo, la signora sfiorita che si rifà con il toupet.
È senza dubbio una farsa, una mera finzione. Tuttavia, se riusciamo a vederla per quello che è non dovremmo mai opporci alle sue tendenze: nessuno può avere un'idea corretta su ciò che non ha alcun valore intrinseco. L'importante è il buon senso, il mantenere un equilibrio tra palco e realtà.
E allora, viva la leggerezza (riecco Kundera), purchè non decada nella banalità: il superficiale è bello, se di qualità!
Il dramma si verifica quando i replicanti piu che a Kundera si ispirano (solo nel titolo, beninteso) ad Hugo.

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