giovedì 10 settembre 2009

Anniversari

La data dell’11 settembre viene oggi comunemente associata all’immane tragedia dell’attentato alle Torri Gemelle di New York e all’inizio dello “scontro delle civiltà” ben delineato da Samuel Huntington.
Molti di coloro che, invece, hanno almeno la mia età ricordano l’11 settembre del 1973, quando un colpo di stato abbattè Salvatore Allende in Cile.
Un altro 11 settembre (dell’anno 1683) costituisce una data di elevato significato per l’Occidente poichè quel giorno fu travolto l’esercito ottomano che aveva posto l’assedio a Vienna, capitale dell’Impero Asburgico.
Forte di un’armata di 140mila uomini, il Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha aveva posto l’assedio a Vienna il 14 luglio 1683.
Il sopraggiungere dei rinforzi tedeschi, ma sopratutto della Cavalleria polacca guidata da Giovanni Sobieski, galvanizzò gli assediati e costrinse i turchi all’attacco nel tentativo di interrompere il dispiegamento delle forze che la Lega Santa stava ultimando.
La battaglia ebbe inizio all'alba dell’11 settembre 1683, subito dopo la messa celebrata dal cappuccino Marco d'Aviano. I turchi pagarono l'errore di non essersi preparati a difendersi dalle forze provenienti dal nord, trovandosi con l'élite del loro esercito (i Giannizzeri) schierata presso le mura che erano ancora in piedi.
Nel tardo pomeriggio, dopo aver seguito dalla collina l'andamento dello scontro, 4 divisioni di cavalleria (1 tedesca e 3 polacche) scatenarono l’attacco guidati da Giovanni III Sobieski in persona.
Un cronista turco al seguito degli ottomani così descrive l'arrivo dell'armata del Sobieski
"Gli infedeli spuntarono sui pendii con le loro divisioni come nuvole di un temporale, ricoperti di un metallo blu. Arrivavano con un'ala di fronte ai valacchi e moldavi addossati ad una riva del Danubio e con l'altra ala fino all'estremità delle divisioni tartare, coprivano il monte ed il piano formando un fronte di combattimento simile ad una falce. Era come se si riversasse un torrente di nera pece che soffoca e brucia tutto ciò che gli si para innanzi".

Va sottolineata la rara lungimiranza del Sobieski che portò aiuto incondizionato a Leopoldo d’Austria, nonostante il suo regno fosse drammaticamente impegnato nelle lotte altrettanto crude con i vicini di Svezia e di Russia. Egli aveva compreso che la caduta di Vienna avrebbe spalancato ai turchi le porte di tutta l’Europa, compresa la Francia di Luigi XIV che si ostinava in una politica di neutralità.
Oltre che costituire un momento drammaticamente cruciale per l’Europa, la Battaglia di Vienna ci ha lasciato due eridità di costume: il caffè ed il croissant.
Il primo, fino ad allora poco diffuso in Europa, trovato in quantità notevoli nell’accampamento precipitosamente abbandonato da Kara Mustafa, fu donato da Giovanni Sobieski a Franciszek Jerzy Kulczycki in segno di riconoscenza per le informazioni sulla consistenza e la collocazione delle truppe ottomane. Kulczycky, con il nome germanizzato di Franz Georg Kolschitzky, già nel 1684 aprirà la prima caffetteria viennese, fra le prime in Europa. Oggi la sua Bottega del caffè non esiste più, ma permane il suo nome al quale è intitolata la via che l'ospitava, Kolschitzky-gasse, mentre una sua statua, posta sullo spigolo del palazzo d'angolo della strada stessa, lo ritrae vestito da turco con una caffettiera in mano.
Infine, per celebrare lo scampato pericolo, dopo l’assedio i pasticceri viennesi crearono il croissant, chiamato nel mondo germanico gipfel, cornetto, ispirandosi alle insegne ottomane. Infatti, il francese croissant si traduce in italiano crescente e si presenta come un cornetto.

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