sabato 10 gennaio 2009

Nuovi Riferimenti per Tempi che Cambiano

Tale Paolo R. scrive al Messaggero per lamentare ritardi nell’attivazione ed erogazione di pubblici servizi a Monte Livata, ove egli ha acquistato una villa. La mia attenzione, tuttavia, piu che dalle disavventure del signor Paolo R. è stata attratta dal suo modo di presentarsi quale abitante di Subiaco, “paese nativo di Gina Lollobrigida”.

In effetti, Gina Lollobrigida ha visto la luce a Subiaco, paese di poco meno di 10mila abitanti nell’alta valle dell’Aniene, ed è divenuta famosa grazie alla sua partecipazione al concorso di Miss Italia del 1947 (vinto da Lucia Bosé) che ha poi dato avvio ad una lunga e fortunata carriera cinematografica. Successivamente, Gina Lollobrigida si è avvicinata alla Fotografia e perfino alla Scultura: era sua, infatti, l’Opera che rappresentava l’Italia all’Esposizione di Siviglia del 1992. Meno fortunato, invece, il suo percorso politico, considerato che la sua candidatura al Parlamento Europeo del giugno 1999, nelle liste dei “Democratici” di Rutelli, non la ha vista eletta.

Il rappresentare Subiaco quale paese natale di Gina Lollobrigida, è il mirabile paradigma della nostra epoca “effimera”. Il signor Paolo R., infatti, avrebbe potuto ricordare che a Subiaco aveva sede una delle ville dell’imperatore Nerone, oppure avrebbe potuto eleggere ad icona della sua città Lucrezia Borgia, altra illustre figlia di Subiaco lì nata il 18 aprile 1480, o addirittura il calciatore campione del mondo Francesco Graziani (nato a Subiaco il 16 dicembre 1952). Avrebbe, inoltre, potuto ricordare che a Subiaco ha avuto sede la prima “tipografia” d’Italia, nel 1465.

Ma Subiaco, in verità, è sopratutto ed indissolubilmente legata a Benedetto da Norcia, “Padre dell’Europa e Patrono dell’Occidente”.

È a Subiaco (in una grotta del Monte Taleo, definita da Francesco Petrarca “limen Paradisi”, il confine del Paradiso) che Benedetto, ancora giovane, si ritirò, “sconvolto dalla vita dissoluta della città [Roma] ritrasse il piede che aveva appena posto sulla soglia del mondo per non precipitare anche lui totalmente nell'immane precipizio”, scrive Gregorio Magno nel II Libro dei Dialoghi.

La sua presenza fu notata solo da pochi pastori e dall’Eremita Pietro che di tanto in tanto calava nella grotta un cestino con un po’ di cibo. La fama di Benedetto, con il tempo, si diffuse ed Egli fu raggiunto da altri giovani (ed anche dalla sorella gemella Scolastica, che richiama al femminile gli inizi del monachesimo occidentale). Fondò, quindi, il primo monastero, a cui seguirono altri, e dettò la sua Regola, improntata alla preghiera ed al lavoro (“ora et labora”).

A seguito di due tentativi di avvelenamento – materiale il primo, pane avvelenato, morale il secondo, l’invio di talune prostitute (da Lui fermamente allontanate brandendo un tizzone ardente) - Benedetto, dopo circa 30 anni, lasciò Subiaco per Montecassino, ove morì nel 547.

Subiaco è, quindi, la culla del monachesimo occidentale che, nell’equilibrio tra buona disciplina e capacità individuali, nasceva all’incirca negli stessi anni in cui i giuristi di Giustiniano lavoravano alla grandiosa sistemazione del diritto civile romano nel Corpus iuris civilis.
Benedetto invita a servire Dio attraverso la ‘conversatio’, cioè la buona condotta morale e la pietà reciproca, e la ‘stabilitas loci’, vale a dire l’obbligo di risiedere tutta la vita nel medesimo luogo, contro il vagabondaggio allora diffuso. Completa l’impostazione benedettina l’obbedienza all’Abate (dal siriaco Abba, padre) mai chiamato superiore, cardine di una comunità ben ordinata, che scandisce il tempo delle varie occupazioni nella giornata durante la quale preghiera, lavoro o studio e riposo si alternano nel motto “ora et labora’.
La Regola dava nuova ed autorevole sistemazione alla precettistica monastica precedente e, scritta originariamente per un solo monastero, si rivelò talmente piena di capacità normativa universale (cioè di quella cultura giuridica che aveva fatto grande l’antica Roma) da divenire regola per eccellenza del monachesimo cattolico. Alla costituzione dell’impero carolingio, tutte le abbazie dell’impero, maschili e femminili, adottarono la Regola e diventarono benedettine: intorno ad esse l’Europa cominciò a ricostruire il proprio assetto.
I monaci svilupparono, inoltre, il culto e la cultura, la liturgia e l’arte: ogni monastero aveva il suo ‘scriptorium’, dove si trascrivevano i testi degli autori cristiani e pagani, salvandoli dalla distruzione, e si decoravano i preziosi codici con splendide miniature.
I vari Monasteri costituirono anche un grande fenomeno economico e sociale: a loro facevano capo i lavori di dissodamento e di bonifica, che recuperavano all’agricoltura vaste aree di terreno inselvatichito da secoli di abbandono. L’apicoltura, l’olivicoltura, la viticoltura si svilupparono notevolmente, mentre intorno al monastero gli strumenti di lavoro venivano sempre migliorati: si passò, per esempio, dall’aratro di legno a quello in metallo e trovarono applicazione varie invenzioni meccaniche come i mulini a vento e ad acqua. Si avviava, quindi, un processo di miglioramento della qualità della vita che lasciava maggior tempo ed energie da dedicare allo studio e alla preghiera.

Grazie a Benedetto ed ai suoi monaci è stato così possibile preservare e condurre fino a noi i testi classici, radice culturale dell’Occidente, diffondere un bagliore nei ‘secoli bui’, avviare il processo di rinascita dell’Europa.

È a giusto titolo, quindi, che Benedetto è stato proclamato “Padre dell’Europa e Patrono dell’Occidente”! Tuttavia, non avendo avuto la possibilità di cimentarsi in opere cinematografiche, o più genericamente popolari, per ricordare Subiaco gli viene preferita la signora Lollobrigida.

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