venerdì 19 dicembre 2008

Un Commento assai gradito

Carissimo Mass,
ci sentiremo sicuramente telefonicamente, intanto che sono qui Ti auguro Buon Natale ed un felice Nuovo Anno.
Volevo postare sul tuo blog il seguente commento al tuo curriculum, ma non sono riuscito a capire come inviare il messaggio. Ti saluto con affetto,
Tuo Enrico

I think that you are really a lucky man. Two wonderful children, a job that makes you happy and a beautiful and intelligent Fiancé are not things that one can easily find.

You forgot to say in your profile for 'much modesty' to be an excellent Latinist, too.

I am sorry for my English but proud to be your friend.

Bye, bye

Enrico

martedì 16 dicembre 2008

La Scarpa: nuovo Attore sulla scena internazionale

Nella scena in cui Muntazer al-Zaidi, giornalista iracheno, scaglia le sue scarpe contro il Presidente George W. Bush, colpiscono la perfetta mira del tiratore nel lancio di ambedue le scarpe e la abile rapidità del “Bersaglio” nello schivare il pericolo. La sequenza, mirabilmente amplificata dalla CNN, diverrà forse un cult o più probabilmente rappresenterà un’icona di questa difficile epoca di conflitto e confusione.

Va, tuttavia, sottolineato che la scarpa aveva già da tempo varcato la soglia della scena internazionale. Memorabile Abebe Bikila che, il 10 settembre 1960, conquista l’oro della Maratona ai giochi olimpici di Roma tagliando il traguardo sotto l’Arco di Costantino a piedi nudi. In realtà, l’etiope era partito con le scarpe ai piedi, ma dopo una dozzina di chilometri le ha lanciate (anche lui !) all’auto dei giornalisti che seguiva la corsa.

Indimenticabile anche il Segretario del Partito Comunista Sovietico Nikita Krushef che, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 12 ottobre 1960, brandì con virulenza, ma secondo molti addirittura picchiò violentemente sul banco, il proprio mocassino di pelle marrone, nel pieno della discussione sulla “Dichiarazione sulla concessione dell’indipendenza ai paesi ed ai popoli coloniali” presentata dall’URSS ma che alcuni paesi volevano estendere ai popoli dell’Est Europeo, privati del libero esercizio dei loro diritti sociali e politici. Il gesto non fu apprezzato dall’allora Primo Ministro Britannico McMillan che gelidamente invitò il leader sovietico ad attendere la traduzione per comprendere ciò di cui si stava discutendo.

Non è dato sapere quando i creativi ed i pubblicitari utilizzeranno le immagini del “lancio di Bagdad” per la promozione di qualche nuovo prodotto. Certamente, però, la Scarpa è oramai entrata a pieno titolo sulla scena internazionale e rappresenta mirabilmente il nostro tempo.

lunedì 8 dicembre 2008

Nino Bixio: Emozioni esotiche e brandelli di verità.......

Restano poco conosciute ed avvolte in emozioni esotiche e brandelli di verità le vicende avventurose degli ultimi mesi della vita, e della morte in Oriente, di uno dei maggiori protagonisti del Risorgimento italiano.

Nino Bixio nacque a Genova il 2 ottobre 1821, ultimo di otto figli. Non sembra esser stato particolarmente amato da suo padre e dalla sua matrigna e, ancora adolescente, si avviò alla carriera marinara. Nelle Indie Orientali il giovane Bixio, stanco della stiva e dei comandi, decise di disertare, gettandosi in mare assieme a due amici italiani, tali Tini e Parodi. Gli indigeni li raccolsero e li vendettero come schiavi a commercianti malesi. Bixio fu riscattato e, a bordo di una nave americana, arrivò a New York.

Rientrato in Italia, fu uno dei protagonisti di maggior spicco del Risorgimento. Famoso il suo telegramma a Carlo Alberto (“Oltrepassi il Ticino, Sire, e saremo tutti con lei”), come pure la sua partecipazione alle battaglie della prima e della seconda guerra di indipendenza, nonché alle vicissitudini della Repubblica Romana, alla Spedizione dei Mille, alla presa di Roma. Nel febbraio 1870 fu fatto Senatore.

Ma ciò non appagava uno spirito ribelle, avido di passioni e avventure, e neppure sopiva la sua voglia di affari. In alcuni discorsi in Parlamento, il senatore Bixio caldeggiava la causa dell'espansione coloniale e della conquista di nuove rotte commerciali.

Maturò, quindi, un progetto ambizioso: navigare verso le Indie Orientali, forse con l'idea di stabilirvi una intrapresa commerciale o, chissà, magari solo per coronare il sogno della sua vita, la febbre del viaggio ed il ritorno a quei mari già solcati nell'adolescenza.

Fatto il contratto con il governatore olandese, Bixio mise insieme 1.200 mercenari, fra i quali fuoriusciti tedeschi, svizzeri e italiani. Il compenso era di 1.500 fiorini al giorno. Agli occhi degli olandesi, Bixio doveva apparire come un piccolo trafficante, che tuttavia poteva tornare utile in una guerra (per il dominio di Aceh, sull’isola di Sumatra) che sarebbe durata trent'anni e costata migliaia di morti. Preoccupava gli olandesi, invece, un altro italiano, il capitano Racchia, che, a bordo del "Principessa Clotilde", solcava i medesimi mari, verso il Borneo, con l’intento di stabilirvi degli “approdi” (e perfino una colonia penale) italiani. Le maggiori potenze europee, preoccupate dalla solida ed articolata presenza olandese nelle magiche isole delle spezie, sostenevano il sultano di Aceh la cui indipendenza garantiva una zona strategica, all'imbocco dello stretto di Malacca. Se così stavano le cose, Bixio, mettendosi al servizio degli olandesi, sarebbe andato contro strategie e interessi nazionali.

Nino Bixio arrivò nelle Indie Orientali nel 1873, a bordo del "Maddaloni", un mercantile di quattro alberi, a vela e a vapore, che aveva fatto personalmente costruire nei cantieri inglesi di Newcastle e che fu la prima nave del neonato Regno d’Italia a passare il Canale di Suez.

Il colera era già a bordo e si propalò in navigazione. I cadaveri venivano gettati in mare. Ad Aceh, "porta dell'Islam" da tempi remoti, il generale, osservando in lontananza la grande moschea bianca che domina la baia, scrisse: "Siamo con il colera, ma conto su di me per il tempo necessario. Prima non voglio morire". La mattina del 16 dicembre 1873 lasciò il comando ed ebbe un ultimo pensiero per la moglie e i quattro figli.

Emozioni esotiche e brandelli di verità hanno accompagnato la fine del generale Bixio. Gli fu trovata una sepoltura provvisoria a Pulau Beras, l’"Isola del riso", famosa per una miniera d'oro. Gli indigeni pensarono che oro e gioielli fossero nascosti in quella tomba, la "tomba dello straniero", separata dalle altre dei villaggi, secondo la tradizione musulmana. La riaprirono, non vi trovarono nulla e portarono il corpo da un'altra parte. Questo narrano rare cronache dell'epoca. Alcune conferme si trovano anche negli archivi di Aceh e di Giakarta. Emozioni esotiche e brandelli di verità.......


P.S. Nella primavera del '76 il capitano di fanteria Bardok sostenne di aver ritrovato pochi resti e la cassa, dopo lunghe ricerche che costarono la vita a numerosi soldati caduti in imboscate. I resti, presunti, furono traslati a Giakarta. A Singapore vennero cremati. In Italia, arrivarono le ceneri. Il "Maddaloni" fu venduto per ripagare armatori e costruttori. Alla vedova e ai figli non andò nulla. Soltanto il re Vittorio Emanuele favorì il pagamento di una modesta pensione. Per l'Olanda, probabilmente, il vice Eroe dei due Mondi era soltanto un soldato di ventura, morto prima di combattere. "Quando penso alla stoltezza che ho fatto di noleggiare la mia nave a questi indiavolati olandesi, batterei la mia testa contro il bastimento", scrisse nelle ultime ore di agonia.

domenica 7 dicembre 2008

Krisis – Wei ji

Crisi , certamente tra le parole più usate in queste settimane, viene dal greco krisis che significa separazione, scelta, giudizio. Trovo stupefacente e davvero interessante che la medesima parola, crisi, in cinese si dica wei ji, composta da due ideogrammi il primo dei quali, wei, significa pericolo mentre il secondo, ji, indica l’opportunità. Due culture così distanti sotto numerosi profili (a cominciare dal porre al centro l’individuo in Grecia e la società in Cina) attribuiscono il medesimo sottile significato alla ‘crisi’.

Ed infatti l’odierna ‘tempesta’ ci pone proprio di fronte ad un giudizio, ad una scelta proponendoci delle opportunità. Sono in molti a concordare sulla fine di un ciclo storico-economico che, iniziato con il crollo del comunismo e caratterizzato da un estremo, forse eccessivo, liberalismo, ci ha regalato elevati e diffusi livelli di benessere. Su di un piano più generale, abbiamo assistito all’affermarsi sulla scena economica e politica internazionale di nuovi attori: Cina, India ed in minor misura Brasile si sono affiancati a “vecchie” prime donne, quali i paesi occidentali, ed a meno recenti protagonisti, principalmente asiatici.

In un crescendo di effervescenza ed euforia sono quindi cresciute le domande di prodotti primari, innanzitutto alimentari ed energetici, e simboli di benessere (alta moda, lifestyle) in un contesto di crescita, o presunta tale, che sembrava inarrestabile e, comunque, capace di autocorreggere le proprie storture.

Poi il risveglio, non indolore, con questa crisi.

In poche settimane, il panorama sembra totalmente cambiato. Le cinque onnipotenti banche d’affari internazionali non esistono più. Primarie banche multinazionali che hanno perduto in pochi mesi fino ai quattro quinti della propria capitalizzazione, ed aziende industriali di prim’ordine “accettano” volentieri l’intervento degli Stati, il settore pubblico è nuovamente chiamato a sviluppare pratiche Keynesiane, tutti siamo impauriti di fronte alle conseguenze di difficile prevedibilità di questa crisi globale.

E, tuttavia, è proprio questo il momento delle scelte e delle opportunità, il vero significato della “crisi”. Il mondo che verrà fuori da questa fase sarà caratterizzato da Regioni fortemente integrate al proprio interno, ma forse piuttosto concorrenziali tra loro. Conosceremo probabilmente uno sviluppo meno impetuoso (ma non per questo meno importante ed equilibrato e sano) ma tutti noi saremo chiamati ad alcune ferme decisioni e perfino a nuovi modelli di comportamento e di stile di vita. Dovremo forse praticare, anche nel nostro piccolo quotidiano, comportamenti più virtuosi, per esempio in tema di consumi energetici (è proprio necessario avere ambienti climatizzati, caldi o freddi, in maniera talmente eccessiva da dover ricorrere ad abbigliamento supplemenatre oppure a frequenti “cambi d’aria”?) e forse ancor più nell'utilizzo migliore delle risorse alimentari (va bene l’attenzione alle deperibilità dei cibi ma è inaccettabile distruggere quotidianamente, nella sola Italia, 400 tonnellate di prodotti alimentari senza invece metter in campo semplici razionalizzazioni o sviluppi di alternative di facile praticabilità).

Ecco, quindi, che lo stesso “pericolo” insito in questa imponenete ‘crisi’ già schiude le “opportunità” che ci consentiranno di superare questa fase.