domenica 25 luglio 2010

Dopo Icaro

Il 21 luglio ricorre l’anniversario del primo sbarco dell’uomo sulla Luna. Infatti, alle 4,57 ora italiana di questo giorno del 1969, dopo un viaggio di tre giorni, Neil Armstrong mise il piede sulla superficie del Mare della Tranquillità, pronunciado la celebre frase "Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l'umanità". Subito dopo, fu raggiunto da Edwin Aldrin, mentre un terzo astronauta, Michael Collins, restò sul “Columbia” in orbita intorno alla Luna.
La permanenza dei primi astronauti sulla Luna durò 21 ore e 36 minuti. Essi eseguirono foto, prelevarono campioni lunari e lasciarono sulla Luna 77 Kg di strumenti scientifici: per la rilevazione dell'attività sismica, della temperatura, del magnetismo. Venne anche installato un riflettore laser per la misurazione della distanza Terra-Luna.

Lo sforzo scientifico legato alla realizzazione di tale “avventura” ci ha regalato i microprocessori per i computer, i forni a microonde, il teflon, le ceramiche termiche per i motori delle auto e degli aerei, le fibre ottiche per le telecomunicazioni e numerosi altri oggetti ormai divenuti di uso comune.
Ma chi sono i precursori di Neil Armstrong?
La mitologia classica ci ha tramandato la figura di Icaro, figlio di Dedalo e di Naucrate. Dopo aver fatto costruire da Dedalo e da Icaro il Labirinto, ove tenere il Minotauro, il re di Creta Minosse pensò bene di rinchiudere Dedalo e Icaro nel Labirinto stesso, per non permetter loro di svelarne il segreto. Per scappare, Dedalo costruì delle ali con delle penne e le attaccò ai loro corpi con la cera. Malgrado gli avvertimenti del padre di non volare troppo alto, Icaro si lasciò prendere dall'ebbrezza del volo avvicnandosi troppo al sole. Il calore fuse la cera, facendo cadere Icaro in mare, ove egli morì.
Meno mitologica la realizzazione dei fratelli Joseph e Jacque Montgolfier, rampolli di una famiglia di ricchi fabbricanti di carta ad Annonay, non lontano da Lione. Peraltro, in loro onore fu chiamato ‘mongolfiera’ il pallone aerostatico che vola grazie all’aria calda.

A seguito dell’osservazione sul moto di sollevamento di alcuni panni che posti ad asciugare sopra un fuoco si sollevavano ripetutamente verso l'alto, Joseph cominciò a considerare la possibilità di costruire una macchina volante.
Il 4 giugno del 1783, dinanzi ad un gruppo di notabili, l'aerostato fu fatto volare nella prima dimostrazione pubblica ad Annonay. Il volo coprì circa 2km, durò 10 minuti e raggiunse un'altitudine stimata in circa 1.600 metri. Il successivo 19 settembre, fu fatto volare l' "Aerostate Révellion” con a bordo i primi aeronauti viventi: una pecora, un'oca ed un gallo. Questa dimostrazione ebbe luogo di fronte a un'immensa folla raccolta a Versailles, presenti il Re Luigi XVI e la Regina Maria Antonietta. Il volo durò circa 8 minuti, coprendo quasi 3 km e raggiungendo un’altezza stimata in circa 500 metri.
Per tale loro invenzione il Re Luigi XVI nominò i fratelli Montgolfier membri straordinari dell' Accademia delle Scienze di Parigi, mentre il padre Pierre ricevette il titolo nobiliare ereditario de Montgolfier.
Il 21 novembre 1783 Pilâtre de Rozier e il marchese d'Arlandes realizzarono il primo volo umano, coprendo in 25 minuti una distanza di circa 9km a una quota variabile intorno ai 100 metri di altezza, sui tetti di Parigi.
Seppure poco noto, va tuttavia detto che il primo esperimento di volo ebbe luogo, quasi un secolo prima, ad opera di Bartolomeu Lourenço de Gusmão, nato nel 1685 a Santos, in Brasile, allora colonia portoghese.

Nel 1709 Bartolomeu de Gusmão avanzò una petizione al re Giovanni V di Portogallo nella quale chiedeva l’aiuto del sovrano per lo sviluppo del suo progetto di realizzare un dirigibile. L’idea era di porre un’enorme vela su una barca dotata di tubi che, in assenza di vento, avrebbero convogliato verso la vela aria generata da soffietti. L’esperimento pubblico fu fissato per il 24 giugno 1709, giorno di San Giovanni, ma non ebbe luogo. Tuttavia, alcuni cronisti dell’epoca sostengono che successivamente Bartolomeo realizzò un esperimento meno ambizioso ma che consentì alla sua macchina di volare per circa un chilometro su Lisbona, atterrando poi in Terreiro do Paco.
Il London Daily Universal Register (progenitore di The Times) del 20 ottobre 1786, rievoca la dimostrazione dinanzi alla Corte dell’8 agosto 1709, nella Casa de India a Lisbona. Un pallone, grazie al calore generato da un fuoco, si sollevò purtroppo in maniera obliqua fino ad infrangersi contro il cornicione dell’immobile, provocando lo scoppio e la caduta del pallone stesso.
Il re Giovanni premiò le ricerche e le realizzazioni di Gusmão nominandolo professore a Coimbra e facendolo Canonico. Ma Bartolomeo cominciò ad esser soprannominato ‘Voador’, l’uomo volante, e quindi ad attrarre le ‘ire’ della Santa Inquisizione. Sarebbe stato lo stesso Re a favorire la sua fuga in Spagna, ove egli trovò la morte a Toledo il 18 novembre 1724.
Pur riconoscendo i notevoli meriti di Gusmão e dei fratelli Montgolfier, non vi è tuttavia dubbio che resta Icaro il miglior rappresentante dell’esigenza umana di scoprire ed infrangere frontiere nuove e sempre più ambiziose.

 
Nelle immagini, dall'alto: Neil Armstrong sulla Luna, la Mongolfiera vola su Versailles, Ritratto di Bartolomeu Lourenço de Gusmão
 
 
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