sabato 24 marzo 2012

Una Previdenza Antica

L’epoca che ci è dato in sorte di vivere, a volte, si rivela un po’ arrogante e perfino presuntuosa. Certamente l’Uomo ha messo i piedi sulla Luna; grazie allo sviluppo tecnologico, ha vinto lo spazio e un giorno - chissà? - sarà vinto anche il tempo. Ora, intanto, attendiamo l’intelligenza che metterà ordine nei nostri sistemi e ci governerà, senza più il bisogno di ricorrere al “ce lo chiede l’Europa!” E, forse con una grande risata, seppellirà tutto il nostro piccolo mondo, del quale siamo tanto orgogliosi.
Ciononostante, la nostra epoca ne ha di primati importanti da vantare e tra di loro vanno sicuramente ascritti la liberalità nei costumi e la protezione sociale. Ma neppure in questo siamo i primi!
Uno degli effetti più malvagi della liberalità dei costumi sono i bambini miserevolmente abbandonati alla nascita. Il fenomeno - purtroppo non nuovo - aveva preoccupato già papa Innocenzo III che, nel 1198, si diceva scandalizzato per i frequenti ritrovamenti di corpicini di neonati impigliati nelle reti dei pescatori del Tevere e, anche per tale ragione, creò l’Ospedale di Santo Spirito.
La Ruota dell'Ospedale S. Spirito di Roma
come appare oggi
L’Ordine ospedaliero di S. Spirito si diffuse celermente in Italia e in Europa, arrivando a contare oltre 500 filiali e divenendo il punto di riferimento dell’evoluzione della pratica medica dell’epoca. L’Ospedale di S. Spirito di Roma, tuttora attivo, già allora era strutturato su reparti differenti di medicina generale, la cura degli anziani, un lebbrosario, un nido per l’infanzia che comprendeva il “servizio” di numerose balie, un reparto per accogliere bambini figli di donne indigenti oppure di meretrici. Tali bambini a volte erano partoriti nell’ospedale stesso, altre volte fuori dall’ospedale e abbandonati nella “ruota”. In tal caso, essi venivano registrati come ‘filius m. [matris] ignotae’, da cui il romanesco ‘figlio di mignotta’.

La prima Ruota cominciò a funzionare nell’ospedale di Marsiglia nel 1118, seguita poco dopo da quella di Aix en Provence e di Tolone. Le ruote si diffusero molto rapidamente in Francia, in Italia, in Spagna e in Grecia ma non nei paesi di cultura germanica.
Presso tali popoli, anzi, le ragazze madri non erano socialmente condannate e gli infanticidi erano rari: le ragazze madri dovevano prendersi cura del loro bambino. A Berlino, l’autore dell’abbandono, se identificato, veniva condannato all’ergastolo e i suoi beni andavano al trovatello. A Berna l’esposizione di neonati era punita con i lavori forzati. 
 Tondi di Della Robbia raffiguranti Putti in Fasce
che impreziosiscono l'Ospedale degli Innocenti di Firenze
Il congegno della Ruota non era altro che un tamburo di legno munito di un piccolo sportello che ruotava su di un’asse verticale. Il neonato era deposto nella Ruota in maniera generalmente anonima. A volte, tuttavia, col bimbo era lasciato un segno (una mezza carta da gioco, un piccolo gioiello) necessario per un futuro riconoscimento, nel caso in cui il genitore avesse voluto nel tempo riavere il figlio o almeno riconoscerlo. Deposto il neonato nella Ruota, si suonava una campanella: la “rotara” di turno accorreva per prestare le prime cure e accudire il bimbo.

A Firenze i ”gettatelli”, come erano detti i bimbi abbandonati, sin dalla fine del XII secolo erano affidati al brefotrofio di S. Maria a S. Gallo, alle dipendenze dell’Arte della Seta. Quando la Repubblica di Firenze crebbe per ricchezza e per popolazione tale struttura diventò insufficiente e fu necessario costruire un nuovo grande ospedale, detto “degli Innocenti”, che in piena sintonia con la Firenze dell’epoca, fu commissionato a Filippo Brunelleschi e decorato dai Della Robbia con medaglioni raffiguranti, ovviamente, putti in fasce.
Napoleone di Jacques-Louis David
Nelle Armate Napoleoniche erano molti i "figli della Patria"
Milano, per la cura dei trovatelli, si giovò dell’ospedale del Brolo che, però, successivamente fu specializzato nella cura della sifilide, dilagata dopo la scoperta dell’America. Verso la fine del XVII secolo i bambini esposti furono trasferiti all’Ospedale Maggiore la cui insegna aveva allora come simbolo una colomba, da cui il nome di “colombini”, dato genericamente a quei trovatelli e il cognome Colombo assegnato loro allo stato civile.

Con la rivoluzione Francese e la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino fu proclamata “l’uguaglianza di tutti i bambini che nascono”. Furono, quindi, aboliti gli istituti caritatevoli, laici e religiosi, mettendoli a carico dello Stato e definendo i trovatelli “figli della patria” i quali, con Napoleone, divennero una componente importante delle sue Grandi Armate.
L’avanzare del progresso ha comportato, tra l’altro, l’abolizione della Ruota. L’ultima a chiudere, in Italia, fu quella di Ancona nel 1922. Ciò, tuttavia, non ha evitato che nella nostra civilissima epoca si continuino a ritrovare neonati abbandonati nello squallore dei parcheggi di periferia o addirittura nei cassonetti della spazzatura.

domenica 4 marzo 2012

@: Un’Icona Duplice

Francesco Lapi, commerciante fiorentino del sedicesimo secolo, non poteva immaginare se stesso come un antesignano di internet e della email. Eppure, è proprio in una sua lettera da Siviglia, datata 24 maggio 1536, che compare il simbolo della ‘chiocciolina’, l’oggi onnipresente @.
Francesco descrive l’arrivo in Spagna di tre navi che trasportavano oro e argento dal Nuovo Mondo e aggiunge che c’era anche “una @ di vino, che è un trentesimo di un barile, vale la pena di 70 o 80 ducati”.
Particolare della lettera di Francesco Lapi,
 datata 24 maggio 1536, in cui compare il simbolo @
In uno studio realizzato per la Treccani (“L'icon@ dei Mercanti”), Giorgio Stabile, professore di storia della scienza all’Università la Sapienza di Roma, rileva che la lettera di Francesco Lapi dimostra che “il simbolo @ è l’abbreviazione di anfora, una misura di capacità basata sui vasi di terracotta utilizzati per il trasporto nel mondo mediterraneo antico".

D’altra parte, nota ancora Stabile, il termine spagnolo arroba, che oggi indica @ in Spagna e in America Latina (derivato dall’arabo rub'a "un quarto" usato come unità di misura), designava nel passato sia un’unità di peso (25 libbre) che una di misura (principalmente per vino ed olio) e era tradotto proprio con anfora, già nel “Vocabulario español-latino” dell’umanista e grammatico Antonio de Nebrija, edito a Salamanca nel 1492.
È certamente successivo l’utilizzo della chiocciolina nel linguaggio contabile anglosassone nel significato di “at a price of” (al prezzo di) seguito dalla quantità di moneta, peraltro ancora oggi usato in certi mercati.
Dal 2010 @ è al MoMA di New York.
Si tratta della prima acquisizione gratuita operata dal MoMA
essendo tale Simbolo patrimonio universale 
Proprio come Francesco Lapi, anche Raymond Tomlinson non si rese conto della rivoluzione che stava innescando quando, esattamente quaranta anni fa, trasmise la prima email. Arrivò perfino a implorare il suo amico e collega Jerry Burchfiel di non parlarne a nessuno, essendo quel primo messaggio qualcosa di diverso rispetto alla ricerca loro assegnata.
La ‘novità’ non irrilevante introdotta da Tomlinson consisteva nella possibilità di inviare messaggi a utenti di computer differenti. Ciò, tuttavia, poneva l’esigenza di identificare i diversi ‘host’ mediante un segno distintivo che fosse assente nel nome di qualunque possibile utente.

La scelta cadde sul simbolo @ (che nel decennio successivo cominciò ad avere il suo posto sulle comuni tastiere di computer) sia perché tale simbolo non compare in alcun nome in nessuna lingua e sia perché, simboleggiando la preposizione locativa “a”, at in inglese, sembrava precisare che il messaggio era inviato a quello specifico utente @ quello specifico computer.
Nel 2010 il simbolo della chiocciolina è entrato a far parte della collezione del prestigioso Museum of Modern Art (MoMA) di New York; ma vi è entrato come icona dei nostri tempi, quindi grazie a Ray Tomlinson. Nessuna menzione per Francesco Lapi, mercante fiorentino del sedicesimo secolo.