sabato 21 gennaio 2012

Il bisnonno dell’I-pad

La piacevole ed interessante passeggiata lungo il ‘Singapore River’ – in realtà un braccio di mare che si insinua nell’isola di Singapore e non un fiume, come il nome farebbe pensare – è impreziosita dalla vista dei pregevoli grattacieli del distretto finanziario che sorge al di là del corso d’acqua.
Scultura lungo il Singapore River
Un Mercante utilizza l'Abaco per i suoi calcoli  
La passeggiata è anche abbellita da sculture che rievocano momenti e personaggi importanti della storia di questa Venezia dei nostri tempi: al fianco della statua di Raffles, il fondatore della Città-Stato, vi si trovano sculture che rappresentano i commerci che sin dall’origine hanno caratterizzato Singapore. Una di queste sculture rappresenta un mercante che, intento a verificare talune mercanzie, con perizia maneggia un abaco, esattamente come, fosse una rappresentazione odierna, egli avrebbe tra le mani un I-pad.

Abaco viene dal semitico abq, che significa "polvere", "sabbia" e forse sono stati proprio i popoli della Mesopotamia ad aver inventato questa potente macchina calcolatrice comune ai Maya e agli Egizi, ai Cinesi e ai Romani. Alcuni storici sostengono che l’Abaco abbia già compiuto cinquemila anni!
L’abaco in realtà ha costituito un’importante innovazione rispetto ai sistemi di calcolo antecedenti basati sull’utilizzo di bastoncini, pietruzze, aste con tacche, cordicelle con nodi. I Sumeri (popolo al quale dobbiamo tanto della nostra “moderna” organizzazione) introdussero il principio che attribuiva un diverso valore della cifra secondo la sua posizione, principio ancora utilizzato negli orologi. E l’influenza dei Sumeri è rimasta anche nella suddivisione dell’ora in 60 minuti e dei minuti in 60 secondi, dovendo ancora esser concepito il nostro sistema decimale.
Un Abaco
Il termine viene dal semitico abq che significa polvere, sabbia 
La “romana computatio”, abilità peraltro a noi totalmente sconosciuta, utilizzava le dita delle due mani appoggiate a varie parti del corpo, con la possibilità di indicare i numeri sino a un milione. Di certo, invece, sappiamo che i romani utilizzavano l’abaco per i loro calcoli (termine, peraltro proveniente proprio dal latino "calculi" che sono i "sassolini" che si ponevano in una tavoletta con apposite scanalature) ove le palline superiori valevano cinque unità ciascuna, mentre quelle inferiori una unità. Ogni fila verticale rappresentava valori numerici crescenti partendo dall'ultima, quindi unità, decine, centinaia etc. Muovendo le palline con riporti di tipo semidecimale si potevano eseguire tutte le operazioni di aritmetica, calcolando fino ai milioni, ma anche molte operazioni di algebra, con velocità non eccessivamente diverse da quelle di una moderna calcolatrice tascabile.

Forse l’eleganza e perfino l’immagine garantite dal moderno I-pad non erano assicurate dall’Abaco, tuttavia tale “elementare” strumento ha certamente aiutato lo sviluppo ed il successo di Popoli e Civiltà assolutamente Grandi.

 

3 commenti:

Domenica Di Sorbo ha detto...

Ottima riflessione carissimo amico mio.

Anonimo ha detto...

Bellissima nota caro Sponzilli!
Vorrei tradurla in inglese a beneficio di amici vari... mi autorizzi ?
Giulio

Massimiliano ha detto...

Ma certo, caro Giulio! E grazie per le parole di stima
Buona domenica
Mass