Si racconta che Albert Einstein, alla richiesta di
specificare la razza di appartenenza necessaria per la compilazione di un
modulo per l’ingresso in un certo paese, abbia semplicemente risposto: “umana”.
La vicenda mi torna regolarmente alla mente quando sono
chiamato a rinnovare il visto di permanenza in un paese che ammiro molto sotto
numerosi punti di vista. La modulistica da riempire, semplice ma non
essenziale, infatti, chiede di precisare la razza di appartenenza (da piccolo,
molto piccolo emulo di Einstein anche io scrivo “umana”). La domanda successiva
dello stesso modulo chiede di specificare la religione professata, fornendo ben
undici alternative di religioni comunemente conosciute e praticate. Non è
prevista la voce “altra” ma a fianco a cristiano, buddista, induista, musulmano,
etc. offre la casella “free thinker”, libero pensatore, proprio come se il
libero pensiero fosse una religione.
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Michelangelo: Particolare della creazione di Adamo |
Certo non è semplice definire una religione e ancor meno lo
deve esser stato per il funzionario che ha predisposto il modulo. Forse può
essere agevole pervenire a una definizione dell’orientamento del pensiero e
perfino a una accettabile spiegazione sulle origini del mondo e dell’uomo per
un “libero pensatore”. Ma quando si giunge ai simboli, ai riti o anche alla
forma artistica che la “religione” del libero pensatore assume, diviene
difficile, forse impossibile, catalogare appunto come religione il pensiero
libero che, per sua natura, dovrebbe esser scevro da dogmi e schemi.
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Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro me Epitaffio della tomba di Immanuel Kant |
Mi ha aiutato nella riflessione John, una persona “semplice”,
un conducente di taxi, al quale domandavo cosa rappresentasse la statuina
dorata ben attaccata sul cruscotto della sua autovettura. “Questo taxi non è
mio” - mi ha detto - ma deve trattarsi di una divinità induista”. “Io non ho una vera religione - ha proseguito
- e non sono un free thinker”. “E il
free thinker non esiste! Vorrei chiedere a chi si proclama tale se ha mai
paura, se il buio non lo spaventa, se il dolore non lo angoscia, se l’idea
della morte lo lascia sereno. No, è tremendamente difficile essere un vero free
thinker”.
John si presenta come una persona semplice, certamente non
l’espressione tipica della opulenta città che ha catalogato il “free thinker”
tra le religioni. Ma John è un saggio vero, grande, nella sua comprensione della
piccolezza dell’essere umano.