giovedì 7 maggio 2009

La Scimmia e lo Scimpanzé

Ho avuto la fortuna (perché di questo si tratta) di assistere ad un seminario svolto da uno straordinario professore del Kennedy Institute dell’Università di Harvard, in occasione dell’Assemblea Annuale di un primario Organismo Internazionale alla quale ho avuto l’onore di partecipare, in una meravigliosa isola in Asia.
Il Professore, già Ministro delle Finanze di un importante paese dell’America Latina, ha svolto il suo seminario sul tema della diversità della distribuzione della ricchezza tra i diversi paesi e le ragioni dello sviluppo ineguale, anzi sempre piu ineguale.
Il geniale Professore si è servito, per la sua avvincente illustrazione, di un suo modello basato sulla teoria che io qui chiamo della Scimmia.
Partendo da osservazioni risalenti anche ai classici del pensiero economico, il Professore ha sostenuto che in realtà lo sviluppo (di nuove idee, di nuove ricerche, dell’applicazione dei risultati di tali nuove ricerche, etc,) beneficia della contaminazione che deriva ed è determinata dalla prossimità. In Finlandia, la produzione del legno, che avrebbe potuto portare semplicemente allo sviluppo di una fiorente industria del mobile, è stata alla base di un processo di sviluppo tecnologico (macchine per il taglio e la prima lavorazione del legno sempre più evolute e sofisticate, con tecnologie poi applicabili anche ad altri settori) che è approdato alla Nokia, uno dei giganti non solo della telefonia mobile ma sopratutto della ricerca e dello sviluppo di nuove tecnologie.
Parimenti, quindi, grazie alla prossimità, si assisite allo sviluppo di nuove tecnologie, nuovi prodotti, nuove industrie in luoghi ove già sussiste un humus che, contaminato, fa germogliare tali semi.
Il Professore ha, quindi, suggestivamente sostenuto che il mondo (economico) è equiparabile ad una foresta: tanto più sono vicini i vari alberi (paesi, regioni, industrie) tanto più facilmente la Scimmia (lo sviluppo, la ricerca, le nuove tecnologie) salta da un albero all’altro. Ciò spiega la concentrazione non della ricerca ma della sua applicazione in paesi ed aree già e sempre più sviluppati.
Un signore del pubblico, proveniente da un importante paese in via di sviluppo, ha chiesto all’illustre Professore cosa prevedesse il suo modello qualora nel suo percorso di salti da un albero all’altro la Scimmia sia impedita nel suo approdo ad un determinato albero sul quale si è installato un grande Scimpanzé. Molto più modestamente mi sono domandato quali possano esser i vincoli che taluni aspetti culturali e perfino religiosi possono giocare nello svolgimento del percorso della Scimmia saltellante.
Ho lasciato il seminario inebriato dalla sapienza dell’oratore. Eppure un quesito sin da allora non mi abbandona. La teoria del Professore è assolutamente affascinante e fondata. Tuttavia, ho quasi il timore che il modello sia troppo perfetto ed eccessivamente rigido. E la rigidità di modelli sofisticati e perfetti ha portato alla crisi nella quale il mondo di oggi si dibatte. Forse, talune variabili (di ordine culturale, sociale, etc.) che sfuggono alla perfezione di algoritmi e modelli matematici tanto sofisticati giocano alla fine un ruolo assai più decisivo di quanto lo schema stesso non consideri. La bolla finanziaria, in un mondo perfetto che non aveva bisogno di regole, che sembrava aver abbattuto ogni barriera che potesse ostacolare il proprio spaventoso sviluppo globale……