La copia della Verità svelata dal Tempo di Tiepolo dopo l'intervento censorio |
La rievocazione delle gesta del Governo Berlusconi riempie i siti e le pagine dei giornali di mezzo mondo. Sebbene questo Blog tradizionalmente non si occupi di politica, oggi anche noi desideriamo ricordare il Governo che lascia con un episodio dell’estate 2008, certamente minore ma forse ricco di simboli.
Sullo sfondo della sala di Palazzo Chigi ove il Presidente del Consiglio incontra i giornalisti si trova una copia de “La Verità svelata dal Tempo” di Giovanbattista Tiepolo. L’opera raffigura allegoricamente una giovane donna che, mollemente posata su un soffice tappeto di nubi, rappresenta la Verità. Il corpo nudo, morbido e sensuale della giovane è stretto tra le braccia del Tempo, rappresentato, secondo tradizione, da un vecchio la cui pelle raggrinzita contrasta nettamente con le carni rosee e levigate della fanciulla.
Nell’estate del 2008, quindi proprio all’inizio dell’attività del nuovo Governo, un moto di pudicizia portò alla copertura del seno della giovane donna che, infatti, ora non appare più nuda.
Tale episodio, esso stesso felice allegoria dei costumi di cui saremmo successivamente venuti a conoscenza, non costituisce una novità per Roma, città talmente abituata ai cambiamenti che ne resta totalmente estranea, attendendo, agnosticamente e con umorismo beffardo, il prossimo mutamento.
Il Monumento funebre a Paolo III Farnese con le statue della Giustizia e della Prudenza |
La ‘Giustizia’, in realtà, ritrae Giulia Farnese, famosa per la sua bellezza, sorella di Paolo III e giovane amante di Rodrigo Borgia (Alessandro VI), mentre la ‘Prudenza’ raffigura Giovannella Caetani, madre di Giulia.
Il medesimo moto di pudicizia che ha portato all’intervento di Palazzo Chigi sulla copia dell’opera del Tiepolo, oltre quattro secoli prima aveva pervaso il Papa Clemente VIII che ordinò che “le statue della tomba di Paolo III di felice memoria siano levate oppure siano coperte in modo più decente”, anche in considerazione di “zinne, petto ed altre parti troppo lussuriose” e di “una coscia scoperta fino all’orlo del vaso naturale”.
Il francobollo commemorativo di Belli |
Successivamente a Roma cominciò a circolare una voce su di un pellegrino sorpreso proprio in San Pietro a masturbarsi eccitato da quelle nude bellezze. La circostanza è perfino ripresa da Giuseppe Gioacchino Belli in un Sonetto del maggio 1833 che recita:
È tanto bella ch’un signore ingrese
‘Na vorta un sanpietrino ce lo prese
In atto sconcio e co l’uscello in mano
Allora er Papa ch’era Papa allora
Je fece fa cor bronzo la camicia
Che ce se vede ai tempi nostri ancora
Non sono, invece, ancora del tutto noti gli sviluppi successivi all’intervento sulla copia dell’opera del Tiepolo in Palazzo Chigi.
2 commenti:
Bellissima, la citazione del Belli. Bel post, Massimiliano, come sempre :)
Bravissimo Massimiliano, hai fatto una accurata ricerca sulle opere d'arte femminili censurate a Roma, e bellissimo il sonetto del Belli....
Posta un commento