Lo si può dire in serenità: non e' stata una bella campagna elettorale, nonostante l'importante dispiegamento di guru della comunicazione (perfino da Oltreoceano), di scienziati delle rilevazioni demoscopiche, di maghi dei nuovi media sociali. Ma in quanto a uomini, idee e programmi per far fronte alle preoccupazioni di oggi e delineare le soluzioni per il domani, francamente...
Questa campagna elettorale invernale per certi versi ricorda quel difficile ballottaggio del gennaio 1875 che vide protagonista, nel collegio di Lacedonia, Francesco De Sanctis, l’autore della pregevole prima “Storia della Letteratura Italiana”.
|
Francesco De Sanctis, autore di "Un Viaggio Elettorale" |
Già Ministro (Pubblica Istruzione con Cavour e Ricasoli), proprio a seguito del suo impegnativo “viaggio elettorale” del 1875, Francesco De Sanctis ci ha lasciato una sensibilissima testimonianza sull’esperienza e sugli affanni del candidato, sugli intrighi e i dubbi della campagna elettorale: un quadro privilegiato della coscienza umana e politica.
Il candidato De Sanctis si inerpica lungo sentieri di fango, alla ricerca di paesi nascosti dalla nebbia e sommersi dalla pioggia, ove si scontra con una realtà sociale ancorata a convinzioni passate e restia a qualunque innovazione, dove politici di dubbia serietà si spartiscono la “cosa pubblica”. Nei diversi comuni del collegio (Rocchetta ”la poetica”, Bisaccia “la gentile”, Calitri “la nebbiosa”, Andretta “la cavillosa”) egli spiega quanto sia necessario superare le esasperazioni localistiche, causa di ‘guerricciole’ e gelosie che facilmente degenerano nel pettegolezzo. Intuisce perfino l’esigenza di superare i partiti personali - vere e proprie malattie sociali - e spinge le comunità e la gente onesta ad abbandonare il fatalismo e procedere verso una più elevata educazione politica. Siamo nel 1875!
Straordinaria la descrizione dei personaggi. Fabio Rollo è un telegrafista di Bisaccia, reduce della battaglia di Custoza del giugno 1866. “Mi parve uno degli uomini più serii che avessi conosciuto. – dice De Sanctis - Notai una tranquilla moderazione di giudizi e di parole, che è il segno dell’umiltà. Avevo innanzi, un carattere...”. E ancora: «Fabio era lì in piedi dietro una siepe di uditori, non esitò, non ebbe il menomo imbarazzo. Venne dritto a me e mi strinse la mano, e sentii che acquistavo un amico, di quelli che non si dimenticano mai».
|
Copertina del "Viaggio Elettorale" di De Sanctis |
A Calitri, invece, De Sanctis incontra il Tozzoli, giovine di sinistra, “cioè quella sinistra del ‘65, composta il più di ricchi proprietari, e di notabili locali, che gittarono già la così detta consorteria e vennero al parlamento a protestare contro la cattiva amministrazione”. Ma evidentemente De Sanctis a tali personaggio preferisce l’atteggiamento di serietà di alcuni popolani che “stavano lì ritti sulla piazza con una gravità di senatori romani”.
Il viaggio poi continua ad Andretta “la cavillosa”, cosi’ qualificata da alcuni, scrive De Sanctis, “a cagione delle proteste fatte nel ballottaggio, che rivelavano a gran distanza un sottile spirito avvocatesco”.
Altri personaggi affollano il quadro senza tempo che è il “viaggio elettorale”. Il “signor cognato giunto da Avellino, alla vigilia del voto, quel bonomo che ha votato e voterà per l’avversario malgrado nel salotto di casa Mauro avesse lasciato pensare nel contrario”. Oppure, per mediocrità morale, il vescovo Fanelli, così come il prete Pasquale Berrilli, ‘uno dei più caldi avversarii’ che non volle andare ad incontrare De Sanctis in quanto sostenitore del candidato Soldi. E, ancora, lo scaltro avvocato Camillo Miele di Andretta, rappresentante mirabile del sofista che tuttora popola la provincia italiana.
Francesco, nella sua analisi sociale, non nasconde neppure i suoi ricordi personali: l’incontro con i familiari (la zia Teresa, il nipote Aniello, il fratello Vito) e l’emozione di ripercorrere le strade di Morra Irpino, così ricche di ricordi della giovinezza (“quante volte avevo fatta quella via nella prima età, andando e tornando, il capo pieno di grammatica e di retorica”). Ma davvero speciale è quanto accade a Rocchetta (“la poetica”) in cui trovò “vedova quella Luisa Bizzarri di Lacedonia, amata a sedici anni, e ora madre di Giuseppe Castelli, giovanissimo sindaco del paese e sua fervente seguace”.
Non sembra che l’Italia sia cambiata in maniera profonda rispetto al “Viaggio Elettorale” di De Sanctis. Sarebbe, tuttavia, interessante cogliere le differenze intervenute attraverso il diario di un candidato alle elezioni di oggi. Per lo meno avremmo il nuovo De Sanctis!