sabato 19 febbraio 2011

Leggere e Interpretare i Numeri

Sebbene ampiamente prevista, ha suscitato ampio scalpore la notizia che la Cina, nel 2010, ha superato in prodotto interno lordo il Giappone ed è divenuta la seconda economia mondiale. In termini nominali, infatti, il PIL della Cina, pari a 5.878 miliardi di dollari, ha superato i 5.474 miliardi di dollari del PIL giapponese, pur restando ben distante dai 14.870 miliardi di dollari degli Stati Uniti che, quindi, producono ancora quasi un quarto della ricchezza mondiale.

Si può, tuttavia, facilmente obiettare che tale particolare rilevazione non tiene conto di importanti fattori che vanno oltre la pura economia. Sembrerebbe, quindi, più coerente valutare più che la ricchezza nominale di un determinato paese, la possibilità di ciascun cittadino di godere di tale ricchezza, considerando, quindi, il reddito procapite. In tal caso, la Cina con 7.518 dollari procapite, si colloca al 92mo posto al mondo, quindi a livelli simili a paesi quali la Bosnia, El Salvador, l’Albania e ben lontano, non solo dagli oltre 80mila dollari procapite del Qatar e del Lussemburgo, o dai 57mila dollari procapite di Singapore (terzo paese al mondo), ma anche dai 47mila dollari procapite degli Stati Uniti (sesto), dai 34mila dollari procapite del Giappone (ventiquattresimo), dai 29mila dell’Italia (ventisettesimo).
Ma anche un altro aspetto peculiare va considerato: il PIL è definito come il valore dei beni e dei servizi prodotti in un determinato paese. Esso, quindi, comprende e cresce anche grazie ad attività per loro natura non positive (inquinamento, costi sociali, danni ambientali, perfino attività criminali o programmi televisivi che enfatizzano la violenza), escludendo una serie di rapporti economici “gratuiti” (per esempio quelli interni alla famiglia o legati al volontariato) e non tenendo in nessun conto la qualità della vita, la considerazione per l’ambiente, il rispetto dei diritti umani, la soddisfazione per la propria vita, la stessa sostenibilità della crescita.
In sostanza, più che appassionarsi a considerazioni che riducono questi temi a banali tornei sportivi per i quali si compilano graduatorie improbabili, sembra ben più opportuno sviluppare sensibilità e attenzioni (e se proprio lo si desidera, anche stilare graduatorie e classifiche) che considerino innanzitutto la sostenibilità dello sviluppo, la qualità della vita, perfino la felicità delle persone. Insomma, considerare innanzitutto tutto ciò che rende la vita degna di esser vissuta.




sabato 12 febbraio 2011

Ambasciatore del Made in Italy

La prematura scomparsa del padre ha infranto il sogno di Bista Giorgini di diventare Ambasciatore, ma ha dato all’Italia il pioniere degli “Ambasciatori del made in Italy”.
Giovan Battista Giorgini, detto Bista, era nato a Forte de Marmi nel 1898 da una antica famiglia di Lucca. La scomparsa del padre lo obbliga ad occuparsi delle cave di marmo di famiglia e a trasferirsi a Firenze, ove avvia un’attività di esportazione. Egli, tuttavia, vive tale imprevista situazione come una alternativa valida alla diplomazia, visto che gli permette di viaggiare e di promuovere il genio italiano nel mondo.
Bista si reca, quindi, negli Stati Uniti col duplice obiettivo di comprendere i gusti e le esigenze di quel mercato ma, soprattutto, per far conoscere i prodotti "made in Italy". 

La sua attività in rapida crescita - oltre alla promozione dei prodotti italiani in Nord America, apre a Firenze “Le Tre Stanze”, boutique dell’artigianato statunitense – viene bruscamente fermata dalla spaventosa crisi del ’29.
Particolarmente sensibile a ogni novità, Giovan Battista Giorgini racchiude nella sua personalità diverse qualità atte a garantirgli successo: è un imprenditore, colleziona antiquariato, diviene anche stilista. Con una forte capacità di precorrere i tempi, è lui ad indicare ai fornitori le modifiche da apportare o i colori da valorizzare. Per primo introduce in Italia le forme da scarpe americane e intuisce l'importanza dell'abbigliamento per il tempo libero.
Ma Bista è sopratutto un abilissimo uomo di pubbliche relazioni: grazie alle sue origini ed alle amicizie acquisite, conquista nuovi clienti con eleganti serate mondane nella sua casa di Firenze. Nei saloni arredati con mobili d'epoca e oggetti d'arte, ricrea atmosfere che per i suoi ospiti stranieri diventano un piacere irrinunciabile. Sostiene la sua attività con balli, concerti ed eventi, anticipando una condotta solo oggi divenuta pratica comune.
Nel 1947 organizza al Museo di Arte Moderna di Chicago la mostra "Italy at work" ove presenta il meglio della nostra produzione tra artigianato e arte: vetri di Murano, ceramiche, paglie, tessuti, pelletteria.
Ma è il 12 febbraio 1951 che, nella sua casa fiorentina (Villa Torrigiani in Via dei Serragli) Bista Giorgini realizza il "First Italian High Fashion Show". Ne prendono parte dieci sartorie (Antonelli, Carosa, Fabiani, Marucelli, Noberasco, Schubert, Simonetta, Sorelle Fontana, Vanna, Veneziani) e quattro boutique (Emilio Pucci, Baronessa Gallotti, Avolio e Bertoli).
Il successo è immediato e la quantità degli ordini supera ogni aspettativa. La seconda manifestazione si tiene al Grand Hotel davanti a trecento compratori e giornalisti. Nel luglio dell'anno successivo la manifestazione approda alla Sala Bianca di Palazzo Pitti.
Era nata l’Alta Moda Italiana…