venerdì 30 aprile 2010

“Gnomi”

Il giorno 8 febbraio si festeggia san Gerolamo Miani (1486-1537), patrono degli orfani e della gioventù abbandonata. Quest’anno cadeva di lunedi e – secondo un’inchiesta del Department of Justice degli Stati Uniti - quella sera, a Manhattan, ha avuto luogo una cena a cui hanno preso parte i più importanti ‘hedge fund’ (Soros, Paulson, Grenlight, Sac capital) nel corso della quale sarebbe stato deciso l’attacco speculativo all'Euro. Il giorno dopo, martedi 9 febbraio, al Chicago Mercantile Exchange i contratti futures che scommettevano su un tracollo dell'euro sono schizzati a oltre 54.000. Un record storico, alla base dell’apprensione con la quale oggi guardiamo alla sorte della Grecia e dell’Euro e, sopratutto, allo stesso destino prossimo della nostra economia nazionale e, perfino, familiare e personale.
Tale vicenda, comunque per nulla nuova, consente un excursus sulle prime riunioni degli ‘gnomi’, alle origini del mercantilismo moderno.
Strano a dirsi, ma il capitalismo moderno mosse i primi passi in Italia ove furono concepite le prime banche e le prime imprese modernamente strutturate.
Furono gli italiani (veneziani e toscani su tutti) a spingersi fino a Bruges, visto che tale città costituiva l’ideale punto di incontro tra i due imperi commerciali dell’epoca: quello del Mediterraneo e quello delle città Anseatiche.
In particolare, erano i locandieri che spesso assumevano la funzione di intermediazione (di broker, diremmo oggi) visto che potevano offrire ai mercanti non solo alloggio, ma anche una sorta di servizio di rappresentanza. Tra tali locandieri un ruolo preminente lo assunse Robert Van der Buerse, di una nota famiglia di locandieri che da cinque generazioni gestiva ‘Ter Buerse’, una locanda di cui si ha notizia certa sin dal 1285 e che diede il nome alla piazza antistante.
Nel XIV secolo tale Piazza divenne il centro pulsante del commercio e della finanza di Bruges, tanto da esser riportata nella Guida al commercio di Pegolotti (1340) come importante riferimento anche per i mercati inglesi ed italiani.
I Locandieri divenivano sempre più broker: raccoglievano e davano sistematicità alle informazioni che i mercanti di passaggio loro affidavano sulla situazione economica, sulla politica dei vari paesi, sulla situazione dei differenti mercati. Già nel 1370 nella piazza di Bruges venivano annunciati ad orari determinati i tassi di cambio, mentre nel 1400 venivano comunicati i tassi praticati sulle altre principali piazze d’Europa come Barcellona, Venezia, Londra e Parigi. La funzione della Piazza Ter Buerse aveva assunto tale rilevanza che, nonostante fosse pubblica, durante le ore di negoziazione veniva proibito l’accesso ai mendicanti ed ai vagabondi.
Il tedesco Hieronymus Muenze nel suo diario di viaggio del 1495 annota le “riunioni dei mercanti nella Piazza di Bruges che è denominata De Beurse”. Nel secolo successivo il declino di Bruges fece spostare il centro finanziario ad Anversa, tuttavia non mutò il nome di “Beurse” che, al contrario, cominciò a diffondersi in Francia, Italia, Spagna e Germania ove fu poi adattato in Bourse, Borsa, Bolsa e Börse. In Inghilterra il termine ‘Burse’ fu in uso fino al 1775, quando tramutò in ‘Royal Exchange’.

Non c’è dubbio che il nome e lo stemma della famiglia Van der Buerse (in cui compaiono delle borse) abbiano giocato un ruolo centrale nell’associare la Piazza di Bruges al moderno concetto di ‘Borsa’, così come è indubitabile il filo che da quella Piazza di Bruges si snoda fino alle ‘turbolenze’ di queste settimane e, chissà, forse perfino alla cena di Manhattan del giorno di san Gerolamo Miani, patrono degli orfani e della gioventù abbandonata.

 
 
Nella immagine accanto, lo stemma della famiglia Van der Buerse.
Sopra, la Borsa di Bruges. 
 
 
 
 
 

sabato 24 aprile 2010

Il Modello Effimero

Circa due anni fa, con riferimento alle invocate riforme istituzionali circolava una battuta: mentre in Italia si discuteva del modello francese contrapposto al modello tedesco, in Francia, con maggior pragmatismo, il

neo-presidente Sarkozy impalmava la Modella italiana. Siamo ora in una situazione del tutto simile.
Discutiamo con animosità sulla opportunità che l’insegna dei negozi sia in dialetto locale e, eventualmente, anche in una lingua ufficiale comunitaria (compreso, quindi, l’italiano) e non riusciamo a soffermarci su elementi che, evidentemente, appaiono modesti ed insignificanti.
Giappone, Cina, India, Corea ed i Paesi del Sud Est Asiatico già oggi producono oltre il 30% della ricchezza mondiale e da loro proviene il 28% delle esportazioni globali. Noi stessi abbiamo fatto della Cina il nostro terzo paese fornitore. Intanto, i turisti cinesi non solo stanno diventando i più numerosi ma, per esempio in Francia, spendono il doppio dei turisti americani.
Ciò mentre noi preferiamo discettare sulla differenza tra il dialetto trevigiano e quello padovano senza, naturalmente, dimenticare le fondamentali differenze tra il bergamasco ed il bresciano.
È certamente sacrosanta la valorizzazione delle proprie origini e delle proprie radici (vere, non fasulle!), ma uno sguardo un po’ più in là del nostro naso potrebbe consentirci di meglio comprendere e decodificare i cambiamenti in atto ed intercettare alcuni importanti flussi di innovazione, veri creatori di benessere.


Nell’immagine Carla Bruni, première Dame de France

domenica 18 aprile 2010

Forza della Natura

L’eruzione dell’Eyjafjallajokull in Islanda sta incidendo profondamente sulla vita e sull’economia di questi
giorni. Quanti viaggi annullati! E quante mancate partecipazioni a incontri internazionali, matrimoni, funerali, celebrazioni. Per non parlare di incontri di affari, forniture di derrate alimentari, eccetera eccetera.
Questa eruzione ricorda la più famosa sciagura della storia: l’eruzione del Vesuvio del 24 agosto del 79 di cui parla Plinio il Giovane nella sua lettera a Tacito, scritta per assicurare ‘gloria immortale’ a suo zio Gaio Plinio Secondo, Plinio il Vecchio, che morì proprio in quella occasione.
Il 24 agosto del 79, verso l’ora settima, quindi circa alle 13, Plinio il Vecchio (che Italo Calvino definirà protomartire della scienza) si trovava a Miseno, a capo della flotta, e se ne stava disteso a studiare “dopo aver fatto un bagno di sole ed uno d'acqua fredda e presa una piccola colazione” quando una nube “inconsueta per forma e grandezza” annunciò l’imminente distruzione di un “paese bellissimo per città e popolazioni”.

La nube assomigliava ad un pino: “levatasi verticalmente come un altissimo tronco, s'allargava in alto come con dei rami, probabilmente spinta da una corrente ascendente. Si espandeva bianca a tratti, oppure nera e sporca a causa della terra e della cenere che trasportava”.
Lasciato il suo Comando di Miseno, Plinio s'imbarca per portare aiuto, “volto verso il pericolo, così privo di paura da dettare e descrivere tutti i fenomeni della tragedia che si compiva esattamente come si presentava ai suoi occhi. Sulle navi pioveva cenere sempre più calda e densa; e si vedevano pomici e ciottoli anneriti, bruciati dal fuoco e spezzati”.
Dopo una breve esitazione, indeciso se tornare indietro, Plinio esclama: fortes fortuna iuvat, deciso a proseguire la navigazione. Giunge alla casa di Pomponiano, a Stabia. Plinio abbraccia l'amico impaurito, lo incoraggia, lo conforta e, per calmarne le paure, finge allegria.
Frattanto dal monte Vesuvio risplendevano larghissime fiamme e vasti incendi, resi più vividi dalla oscurità della notte. La casa era colpita da frequenti e lunghe scosse, come colpita nelle fondazioni. La pioggia di cenere e pomice rendeva pericoloso restare in casa. Allora “messi dei cuscini sul capo li legano bene con lenzuola per ripararsi da ciò che cade dall'alto” ed escono in strada.
Altrove faceva giorno, ma là era notte, più scura e fitta di ogni altra notte. Le fiamme e un odore sulfureo annunciano nuove fiamme. Alcuni fuggono. Plinio esce sul lido per guardare se fosse il caso di riprendere il mare. “Quivi, buttatosi su un lenzuolo disteso, domanda dell'acqua e beve per due volte. Sostenuto da due servi si leva e spira nel punto stesso”.

Nell'immagine in alto l'eruzione dell’Eyjafjallajokull in Islanda. In basso il dipinto di Saverio Della Gatta "Eruzione del Vesuvio del 1794" 

sabato 10 aprile 2010

L’Importanza di Esser Ultimi

Con il grido "Tierra, Tierra!", alle due del mattino del venerdi 12 ottobre 1492, Juan Rodriguez de Triana, vedetta di prora della Pinta, annuncia al mondo la scoperta dell’America, sebbene in realtà Cristoforo Colombo non perseguisse il sogno di scoprire un nuovo continente, ma semplicemente di ‘buscar’ l’Oriente da Occidente.
Ma, come sostiene Giovanni F. Bignami, l’importante per avere il merito di una grande scoperta è essere l’ultimo a farla, non il primo. Infatti, è comunemente accettata la tesi che non era la prima volta che l’America veniva scoperta: molte civiltà marinare erano già sbarcate in America, lasciando numerose tracce quali monete, statuette, tombe e, perfino, una nave.
Un suggestivo ed interessante saggio di Elio Cadelo (“Quando i Romani andavano in America. Scienza e conoscenze degli antichi navigatori”) ci introduce all’analisi dei viaggi avvenuti molti secoli prima di quello ‘ufficiale’.
Cadelo dimostra come i Romani possedessero le conoscenze scientifiche e le basi teoriche necessarie per oltrepassare le Colonne d’Ercole. Grandi Navigatori, essi commerciavano ben oltre i confini dell’Impero, fino all’India, alla Cina, all’Indonesia. Secondo la vulgata le loro esplorazioni giunsero fino al Pacifico. Ad Occidente navigarono lungo le coste atlantiche dell’Europa, fino alle Orcadi, all’Islanda ed oltre. In Africa sono state trovate tracce della presenza romana nello Zimbabwe e lungo le coste orientali.
Plutarco scrive che «a cinque giorni di navigazione dalla Britannia, verso occidente, ci sono isole e dietro di loro un continente», mentre Plinio nota «che tutto l’Occidente al di fuori delle colonne d’Ercole è ormai osservato ed esplorato».
Ma i Romani non furono i soli a giungere nel Nuovo Continente: la genetica fornisce prove della presenza in America dei Polinesiani, mentre l’archeologia e la letteratura confermano presenze cinesi ed indiane.
Ed anche sul perchè di tutto ciò non ci sia traccia prima di Cristoforo Colombo Elio Cadelo fornisce una importante spiegazione: le rotte erano segretissime e le mappe non venivano diffuse poiché in esse risiedeva un enorme valore economico. I proprietari potevano, infatti, ottenere l’esclusiva per importazioni di prodotti provenienti da terre lontane e sconosciute.
Insomma, la conoscenza quale passaporto per la ricchezza.

domenica 4 aprile 2010

Un Risultato Elettorale Diverso

I risultati politici delle recenti elezioni italiane sono ancora oggetto di analisi e proiezioni sugli scenari che ora si dischiudono. Piace, tuttavia, sottolineare un diverso ‘risultato elettorale’ che si è affermato in occasione delle recenti votazioni.
In ossequio a certi leggi, durante la campagna elettorale, erano state sospese talune trasmissioni televisive dedicate all’approfondimento dei temi politici. Tale blocco ha, tuttavia, determinato una ‘migrazione’ dal medium tradizionale, la televisione, al nuovo strumento costituito dalla Rete.
Enrico Mentana col suo nuovo format, Michele Santoro dal PalaDozza di Bologna, Beppe Severgnini con la sua ‘diretta’ sui risultati elettorali hanno dimostrato che è possibile fare a meno della televisione ed avvalersi del medium innovativo sia nel format che nella mobilitazione dell’audience.
Il grande successo ha dimostrato che il pubblico gradisce tale ‘novità’ alla quale, peraltro, partecipa in maniera interattiva.
Grazie alle nuove tecnologie, insomma, dalla tv generalista ci dirigiamo verso una offerta differenziata che ci consente, tra l’altro, di render profiquo il nostro tempo trascorso non dinanzi ma con la tele-visione.