lunedì 20 luglio 2009

Un Dramma che Suscita Ilarità

Caro Mass,
mi pemetterai di ricordarti che siamo in piena estate e, quindi, che ci meritiamo qualcosa di meno impegnativo rispetto ai tuoi ultimi pur interessanti post.
Allora, volevo segnalarti che Il Messaggero on line ha riportato la notizia di una coppia (lui parrucchiere quarantenne, lei impiegata trentacinquenne) che, partita in luna di miele a Maurutius, ha visto naufragare il proprio matrimonio dopo una sola settimana.
Il novello sposo, infatti, declinata una richiesta della sposina di esser accompagnata in una escursione, si è visto colto in flagranza dalla donna, rientrata all'improvviso nel suo bungalow a causa di un temporale. Il parrucchiere si “intratteneva” con un'altra, anch’ella in viaggio di nozze!
Dopo l'inevitabile scenata, la sposina ha preso il primo volo disponibile per l'Italia e si è rivolta all’Avvocato Orecchioni per avviare la causa di annullamento del matrimonio appena celebrato.
Proprio tale ultimo particolare ha suscitato l’ilarità di un lettore che, firmandosi ‘Uno’, ha commentato: “scusate non riesco a trattenermi. Dopo tutto sto popò di impicci, pure l'avvocato Orecchioni. Ahahahahahahahah””
Un caro saluto
Gustavo

domenica 19 luglio 2009

Se Seicento Anni Vi Sembran Pochi

Alcune recenti inziative della Banca d’Italia nei confronti di Zopa hanno portato all’attenzione del grande pubblico l’emergere, anche in Italia, di un fenomeno – il prestito sociale – che ha già qualche anno di vita in diversi altri paesi, evidentemente più inclini a nuove pratiche mercantili ed anche sociali.
In sostanza il “social lending” utilizza la rete per mettere in contatto chi offre una somma di denaro con chi ha bisogno di contrarre un prestito. L’intemediario (in Italia fin’ora la britannica Zopa e l’olandese Boober) attribuisce un “rating” di solvibilità al richiedente e “spalma” in numerosissime operazioni il capitale offerto dal prestatore, in maniera da ridurre notevolmente il rischio per colui che offre il proprio denaro. I due attori stabiliscono direttamente le condizioni in termini di durata, tasso etc, che quindi mutano continuamente.
In realtà tale pratica non è per nulla nuova, se solo si risale alla funzione svolta nel passato da certe comunità ed etnie, in maniera da poter aggirare le proibizioni imposte agli appartenenti a determinate fedi religiose che proibisconono il prestito con interessi.
Sta di fatto che l’affermarsi di comunità virtuali anche per i prestiti suona anche come una bocciatura per il sistema bancario ed il ruolo non secondario svolto da certe banche nel pervenire alla situazione che ha determinato la crisi nella quale il mondo intero si dibatte.
C’è chi ha rilevato come la banca moderna – concepita in Toscana circa 600 anni fa – abbia impiegato sei secoli per offrire un servizio a cui ricorre meno di un terzo della popolazione mondiale. Il telefono cellulare, nato solo trentanni fa, è già utilizzato con soddisfazione dai due terzi della popolazione mondiale!

mercoledì 15 luglio 2009

Petimus Bene Vivere

Caro Mass,
permettimi di intervenire a commento del tuo interessante post sugli effetti della crisi, o meglio sul tuo quesito inespresso se la crisi non rischi in realtà di lasciare le cose come stavano, senza quella funzione catartica che molti, invece, prevedono e perfino si attendono dalla presente Tempesta, come tu la chiami.
Gianni Riotta ha recentemente ricordato come già vent’anni fa Fukuyama aveva intuito che le ideologie figlie della Rivoluzione Francese declinavano allo schiudersi dell’era informatica. Abbiamo assistito, in un volgere evidentemente troppo breve, al tumultuoso passare di un miliardo di esseri umani dalla fame a uno stato più dignitoso e mezzo miliardo di loro, tra Cina ed India, divenire ceto medio. Per costoro ieri il miraggio era una ciotola di riso oggi il sogno (spesso realizzabile) si chiama Louis Vuitton o Prada.
Ma nel contempo il mondo, perduto il proprio ordine e, forse, perfino le potenze egemoniche ma stabilizzanti, si dibatte nella ricerca di un nuovo ordine planetario per uscire dal presente caos.
Mai più di oggi suona appropriata la saggezza di Orazio, Strenua nos exercet inertia: navibus atque quadrigis petimus bene vivere... (Un'inerzia irriducibile ci frustra e andiamo per mari e terre inseguendo la felicità…)
Un caro saluto
P. Agora

domenica 12 luglio 2009

Gli Effetti della Crisi ?

Singapore, a giusto titolo considerata una delle più importanti economie di servizi, ha deliberatamente scelto di mantenere almeno ad un quinto il contributo alla composizione del Prodotto Interno Lordo dal settore industriale. E’ un dato importante se, ad esempio, si considera che nel Regno Unito meno del 14% del Pil proviene dalla produzione di beni.

Quindi, la tendenza alla “terziarizzazione” sembra compiuta e non meraviglia la composizione della classifica 2009 delle principali 500 aziende al mondo che Fortune redige annualmente.

Ai primi posti si collocano - con fatturati ed utili ben superiori alla maggior parte degli Stati del mondo – aziende petrolifere (ben sette tra le prime nove) e di servizi (distribuzione organizzata, assicurazioni, banche). Solo al decimo posto troviamo la prima impresa industriale, la giapponese Toyota, peraltro solo al 30˚ posto per numero di dipendenti.

Non può sorprendere, ovviamente, l’importanza sempre maggiore che assumono le imprese delle tecnologie. Dopo le “scontate” General Electric (dosicesima) e Siemens (trentesima), si afferma la HP, al trentaduesimo posto con 120 miliardi di dollari di fatturato ed utili ben superiori ad una “manovra” finanziaria italiana. HP, Hewlett e Packard: ricordate i due giovani studenti che nemmeno trent’anni fa, in un garage della periferia di Los Angeles, avevano intuito che il computer non era una macchina per la gestione di gigantesche burocrazie, ma poteva servire per comunicare tra individui?.

E l’Italia? Sono dieci le aziende italiane nella classifica di Fortune. Forse non male per un paese che ha eletto le medie e le piccole imprese ad icona del proprio modello di sviluppo. Dopo l’ENI (17ˆ non solo grazie ai picchi del prezzo del petrolio registrati lo scorso anno), vi si trovano Generali, Uncredit, Enel e Fiat.

Ma una domanda aleggia prepotente: è questa la scala dei “valori” delineata dalla “Tempesta” provocata dalla crisi nel quale il mondo si dibatte?